LEONARDO VERSTEHEN  UNDERSTANDING LEONARDO

Work in Progress 


Rafael Capurro 


 

leonardo

Leonardo da Vinci: Studien zu einem Pferd - Studies for a Horse. Metallstift auf farblos präpariertem Papier, 112 x 1956 mm
Windsor, The Royal Collection, HM Queen Elizabeth II, Inv. Nr. RCIN 912315
München, Alte Pinakothek: Ausstellung (2018): Florenz und seine Maler: von Giotto bis Leonardo da Vinci


 

INHALT  CONTENTS



Einführung – Introduction

I. Leonardos Zeit  Leonardo's Time


II. Leonardo verstehen  Understanding Leonardo

III. Vitruvianischer Mensch  Vitruvian Man

IV. Trattato della Pittura

V. Trattato delli Uccelli

VI. Descrizione dei Codici

VII. Hidden animals & anamorphism

VIII. Theatre, Robots & Machines


PART III



IX. Leonardo filosofo

X. La biblioteca di Leonardo

XI. "La vita bene spesa lunga è"




XII. Museums & Exhibitions

XIII. 
Sources



X. LA BIBLIOTECA DI LEONARDO






1. CARLO VECCE: LA BIBLIOTECA PERDUTA
I LIBRI DI LEONARDO

Salerno 2017


La Biblioteca (p. 198-200)

Codice Atlantico, c.559r ex 210ra [ca. 1492?]
[my additions, RC]


d'abacho [i.e. d'abaco; 'abacus', Piero Borgi: Novel opera de arithmetica, Venice 1484]
plinio [Pliny the Elder: Historia naturalis, italian transl. by Cristoforo Landino, Venice 1476]
bibia [Bible]
de re militari
decha prima
decha terça
decha quarta
gidone
piero crescientio
de' 4 regi
donato [Aelius Donatus: De octo partibus orationis]
iustino
guidone
dottrinale
morgante [Romantic epic by Luigi Pulci; 28-canto (Morgante maggiore), Florence 1482, Salaì 'Little Devil')]
giovan diemandivilla [Giovan di Mandivilla or John de Mandeville, a travel book]
(deg) de onesta volunttà
manganello [Il Manganello]
cronica d'esidero
pistole d'ovidio [Ovidius: Epistles]
pistole del filelfo [Filelfo: Epistles]
spera
facietie di pogio [Poggio Bracciolini: Facetiae]
de chiroma(n)tia
formulario di pistole

fiore di virtù
vita de' filosofi
lapidario
Lapidario [? Girolamo d'Adda: Liber lapidum or De gemmis]
pistole del filelfo [Filelfo: Epistles]
della conservation della sanità
ciecho d'asscholi
alberto magnio [Albertus Magnus]
rettoricha nova
çibaldone
isopo [Aesop]
salmi [Psalms]
de imortalità d'anima [Marcilius Ficino: Theologia platonica. De animarum immortalitate, Latin 1481]
burchiello
driadeo
petrarcha [Petrarca]


Codice di Madrid II, cc.2v-3v

[c. 2v]
richordo de' libri ch'io lascio serrati nel cassone

libro di g<i>org<i>o valla [Giorgio Valla]
fassciculu medicine latino
romulion
guidone in cerusia
bibbia [Bible]
prima decha di livio [Livius: Ab urbe condita]
terça decha
quarta decha
montagnana de orina
burleo
agostino de civitate dei [Augustinus: De civitate dei, it. Venezia ca. 1483]
plinio [Plinius]

luchano [Lucanus]
isopo in versi
galea de' matti
libro d'abacho dipinto
novellino di massuccio
ovidio metamorfoseos [Ovidius: Metamorphosis, ed.princeps 1471]
prospettiva comune
prepositione d'aristotile [Aristotle]
rettoricha nova
atila
alberto di sassonia
filosofia d'alberto magno [Albertus Magnus]

clonicha del mondo
piero cressentio
erbolaio grande
prediche
aquila di lionardo d'areço
problema d'arisstotile [Aristoteles, Problemata]
batista alberti in architettura [Giovanni Battista Alberti: De re edificatoria]
isopo i<n> lingua frans<i>iosa [Ésope]
de re militari [Roberto Valturio: De re militari]
de quattro regi [Federigo Frezzi OP: Quadrilegio]
euclide in geometria [Euclid: Elements]
vita civile di matteo palmieri [Matteo Palmieri: Vita civile]
gieta e biria
regole di perotto
donato vulgare e'latino
libro di regole latine di Franco da urbino [Franco da Urbino]
dottrinale latino
opera di san bernardino da'siena [Bernardino da Siena]
della memoria lochale
alcabitio vulgare del serigatto
plissciano gramatico
libro d'abacho meçano
ciriffo calvaneo

pistole del filelfo [Filelfo: Epistles]
secreti d'alberto magno [Albertus Magnus]
sermoni di santo agostino
della imortalità dell'anima
regole gramatice in asse
fior di virtù [Fiore di virtù]
passtione di Cristo
albumasar
libro di medicine di cavalli
çibaldone
formulario
clonica di santo esidero
libro d'abbacho meçano
vita de' filosofi
de tentatione in asse
favole d'isopo [Aesopus: Fabulae]
pistole d'ovidio [Ovidius: Epistulae ex Ponto]
donadello
de onesta voluttà
di santa marcherita
stefano prisco da sonçino
pistole di guasparri
sonetti del burchiello
guerrino
vocabolista in cartapechora
sonetti di messer guaparri bisconti 


[c. 3r]

chiecho d'asscoli
fisionomia di scoto
calendario
spera mundi
de mutatione aeri
de natura umana
conservation di sanità
lapidario
sogni di daniello [Somniale Danielis]
2 regole di domenico machaneo
vocabolista piccolo
allegantie
de chiromantia
del tempio di salamone
cosmografia di tolomeo [Ptolomeo: Almagest]
cornaçano de re militari l'à gug<li>elmo de' paçi
libro d'abacho l'a g>i>ovan del sodo
pistole di fallari
vita di santo anbrosio [Ambrosius]
arimetrica di maestro luca [Luca Pacioli: Summa de arithmetica, geometria, proportioni et proportionalità, Venice 1494)]
donato gramaticho
quadrante
quadratura del circulo
meteura d'aristotile [Aristotle: Meteora]

In cassa al munistero

un libro d'i<n>gegni colla morte di fori
un libro di chavalli sc<h>çati pel cartone
un libro di misura di Ba alberti
libro di filone de acque
libretto vecchio d'artissmetrica
libro di mia vocaboli
libro da urbino matematicho
euclide vulgare c<i>oè e' pi libri 3
libro d'abbacho del sassetto
libro dove si taglia le corde da navi
libro d'abbacho da milano grande in asse
del'armadura del cavallo
de chiromantia da milano
libro vechio d'amelia

franco da siena
libro d'anticagle
libro dell'amandio
libro di notomia

[c.3v]

25 libri picholi
2 libri magg<i>ori
16 libri piú grandi
6 libri in caratapechora
1 libro con coverta di camoscio verde
48



 Carlo Vecce

La biblioteca perduta, Salerno 2017 
19-20

"Brividi di delizia"


La biblioteca perduta di Leonardo sembrò materializzarsi per pochi mesi solo alla vigilia della seconda guerra mondiale. Nel maggio 1939 la Mostra Leonardesca di Milano dedicò un'intera sala alla biblioteca di Leonardo, in un allestimento curato dell'illustre bibliofilo Tammaro de Marinis: nelle teche, 112 volumi prestati dalle principali bibliotheche italiane (in gran parte incunaboli, ma anche qualche importante manoscritto). 

[Mostra di Leonardo da Vinci, Catalogo, Milano, Officina d'Arte Grafica A. Lucini e C., 1939, pp. 53-58]
 

Mentre la folla distratta dei visitatori schivolava nelle altre sale, richiamata dai capolavori artistici e dalle macchine celebrate come espressione del genio italaico, su quei libri quasi no per uno) si chinava un vistatore attento, l'ingegnere Carlo Emilio Gadda, che in un suo taccuino prendeva nota di autori e titoli, con importanti dettagli sulle pagine lasciate aperte dagli allestitori.
 
[C.E. Gadda, Materiali per la "Mostra Leonardesca": postille alla "Guida ufficiale", appunti e abbozozo autografo del saggio,  a cura di C. Vecce, in "I Quaderni dell'Ingegnere. Testi e studi gaddiani", 5 2014, pp. 50-53] 

Gadda vede anche una riproduzione del foglio del Codice Atlantico con l'elenco dei libri: vorrebbe leggre direttamene l'originale (come ha fatto per molti altri documenti), tenta di decifrarne la scrittura, ma abbandona subito l'impressa, annotando seccato: "Catalogo del Vinci (sempre con quella sua tremenda scrittura mancina che parte del margine destro del foglio e che bisognerebbe leggere a rovescio, nel negativo come Don Bartolo sulla carta suga il viglietto della Rosina)".
 
[Ivi, p. 52 (vd. anche p. 22: "dannata scritura da rovescio"; p. 23: quell'arabo destro-sinistro ci invelenische le pupille"). Ma la biblioteca, invece, è per lui una biblioteca tutta da "contemplare", che gli regala in cocntraccambio "brividi di delizia" [C.D. Gaddda: La "Mostra Leonardesca" di Milano,  in "Nuova Antologia", a. 74, vol. cdvii 1939, fasc. 1618 pp 470-79, a p. 474]. 

Poi la contemplazione della "biblioteca di Leonardo" ci dà brividi. A uno a uno, nelle lunghe bacheche, ricontriamo i decenti volumi: incunàbuli, manoscritti, stampati. Date 1478-1481-1485-1498-1499 e simili, e anche di dopo il 1500. Radunati qui da piú biblioteche e private raccolte, non sono gli esemplari a lui appartenuti, ma esemplari delle edizioni da lui citate. Un Platone volltato dal Ficino, l'Alberto Magno, il Prospettivo Milanese, il Liber Astronomicus di Guido Bonato, con capricorno e scorpione appiè il trono del catafratto Marte. E i Trionfi del Petrarca nell'edizione milanese 1494, e il Convivio dantesco nella fiorentina 1400. Vi vedi la Cosmografia di Tolomeo, e il De re Militari del Valturno, e il Tractato de'pondi, di Francesco di Giorgio Martini, codice manoscritto della Laurenziana, su cartapecora, con postille marginali di mano di Leonardo. Poi l'Alberti e l'Archimede, il Vitruvio e il Cusano e l'Euclide et tant'altri: geometria, cosmogragia, architettura civile e militare, fisica (=medicina), musica, aritmetica: insomma le fonti di studio.

Gadda non poteva immaginare che in quella stessa sala un viaggiatore americano di mezza età stava provando gli stessi brividi di delizia: un medico specialista di urologia (e poi pioniere della chirurgia per il cambio di sesso negli Stati Uniti) venuta dalla lontana California, Elmer Belt, già appassionato di Leonardo, e collezionista di edizioni e facsimili dei suoi manoscritti. Per Belt quella visione fu illuminante. Da quel momento coltivò il sogno di ricostruire la biblioteca di Leonardo a casa sua, acquistando sul mercato antiquario gran parte degli incunaboli degli autori e dei testi che Leonardo aveva letto e citato. Negli anni successivi a Los Angeles si sarebbe formata una ricca collezione con la collaborazione di Jake Zeitlin e Kate Trauman Steinitz, The Elmer Belt Library of Vinciana, conata nel 1961 all'Università della California. 

[E. Belt: Leonardo da Vinci's Library, San Francisco, Book Club of California, 1949; F.L. Finger, Catalogue of the Incunabula in the Elmer Belt Library of Vinciana,  Los Anageles, Friends of the Ucla Library, 1971; M. Marmor: In Obsccure Rebellion: the Collector Elmer Belt,  in "The Journal of Library History", 22 1987, pp. 409-24; Id. The Elmer Belt Library of Vinciana, in "The Book Collector", 38 1989, pp. 321-42.]

In quel fatidico 1939, un filologo romanzo, Luigi Sorrento, collaborava alla raccolta di studi pubblicata in occasione della mostra con un importante saggio su La filolofia vinciana, che dimostraba la giustezza delle impotesi di [Edmondo] Solmi, e affidava all'allievo Augusto Marinoni il compito di indagare a fondo la questione delle liste lessicali e degli appunti grammaticali. 

[L. Sorrento, La filologia vinciana, in Leonardo da Vinci, Novara, De Agostini, 1939, pp. 215-26 (già apparso in diversa redazione col titolo Leonardo filologo, in "Lingua nostra", 1 1939, pp. 150-51; M. Fanfani, Marinoni e gli "Appunti grammaticali e lessicali", in Leonardo '1952' e la cultura dell'Europa nel Dopoguerra, a cura di R. Nanni e M. Torrini, Firenze, Olschki, 2013, pp.  389-413]

Marinoni andò ben oltre i propossiti iniziali, identificando con certezza una delle fonti del Codice Trivulziano (il Valturio), e dimostrando in modo inequivocabile il modo di lavorare di Leonardo con i suoi altori. Non è un caso che lo stesso Marinoni, già nella sua prima edizione degli Scritti leterari di Leonardo (1952) dedicasse un'appendice ai libri di Leonardo. 

[A. Marinoni, Gli appunti grammaticali e lessicali di Leonardo da Vinci, Milano, Castello Sforzesco, 1944-1952; Leonarda da Vinci, Tutti gli scritti. Scriti lettrari, a cura di A. Marinoni, Milano, Rizzoli, 1952, pp. 239-44 (ii ed. 1974, pp. 239-57). Vd. anche Id., Scritti scelti, a cura di A.M. Brizio, Torino, Utet, 1966, pp. 655-75.] 

E fu grazie a gli studi di Marinoni e alle nuovo acquisizioni di Eugenio Garin che Carlo Dionisotti poté pubblicare il suo saggio fondamentale su Leonardo omo di lettere (1962), in cui confermava l'importanza dell'elenco di libri del Codice Atlantico: "documento di lui uomo fra gli uomini, mal distinto dagli altri, docucmento in titoli e libri de quel che di facile, e anche futile, anche però imprevisto è nel vivere umano, qualunque sia l'uomo." 

[E. Garin, Il problema delle fonti del pensiero di Leonardo (1953), in La cultura filosofica del Rinascimento italiano, Firenze, Sansoni, 1961, pp. 388-401; Id. La biblioteca di Leonardo, in "Rivista criticaa di storia della filosofia", 26 11971, pp. 331-32; C. Dionisotti, Leonardo uomo di lettere, in "Italia medioevale e umanistica", v 1962, pp. 183-216.]

Un' ulteriore conferma sarebbe venuta nel 1967 dalla scoperta di due nuovi codici di Leonardo nella Biblioteca nacional di Madri, uno dei quali rvelava una piú amplia lista di libri, subito illustrata da Ladislao Reti, Carlo Maccagni, Carlo Pedretti, Nando De Toni, e integrata nelle piú recenti monografie e edizioni di scritti vinciani. 

[Codice di Madrir II, cc. 2v-3v. Cfr. L. Reti, The Two Unpublihed manuscripts of Leonardo da Vinci in the Biblioteca Nacional de Madrid in "The Burlington Magazine" cx 1968, pp. 10-22, 81-89; id. The Library of Leonardo a Vinci,  Los Angeles, Zeitlin & VerBrugge, 1972; Leonardo da Vinci, I Codici di Madrid,  a cura di L. Reti, Firenze, Giunti, 1984, iii pp. 91-108; C. Maccagni, Riconsiderando il problema delle fonti di Leonardo. L'elenco di libri ai fogli 2 verso-3 recto del Codice 8936 della Biblioteca Nacional di Madrid (1970), in Leonardo da Vinci letto e commentato,   a cura di P. Galluzzi, Firenze, Giunti Barbèra, 1974, pp. 283-308; N. De Toni, Libri, codici ed al autori elencati negli scritti di Leonardo,in "Notiziario vinciano", 1 1977, 00. 22-51; id. Ancora sui 'libri' di Leonardo, ivi, 2 1977, pp. 3-64; 4 1977, pp. 3-62; 6 1978; pp. 3-70; 8 1978, pp. 3-68; C. Pedretti, The Library Works  of Leonardo da Vinci. A commentary to Jean Paul Richter's Edition, Oxforc, Oxford Univ. Press 1977, ii pp. 353-68; La biblioteca di Leonardo, a curadi G. Bologna e A. Marinoni, Milano, Comune di Milano, 1983; A. Marinoni: La Biblioteca di Leonardo,  in "Facolta Vinciana", xxii, 1987, pp. 291-342; Leonardo da Vinci, Scritti, a cura di C. Vecce, Milano, Mursia, 1992, pp. 157-59; 345-405; C. Vecce: Leonardo, Roma, Salerno Editrice, 2006 (2), pp. 157-59, 232-38.]

Ne emergeva il forte radicamento di Leonardo nella cultura del suo tempo, in dialogo continuo con gli antichi e con i moderni sulle pagine dei suoi quaderni e dei libri da lui posseduti: un laboratorio straordinatio, la biblioteca esemplare di un intelletuale alle soglie della modernità, paragonabile a quelle di Petrarca e Montaigne. 

[F. Frosini, Nello studio di Leonardo, in La mente di Leonardo. Nel laboratorio del Genio Universale, a cura di G. Balluzzi, Firenze, Giunti, 2006, pp. 112-49; E. Villata, La biblioteca, il tempo e gli amici di Leonardo. Disegni di Leonardo da Codice Atlantico, NOvara, De Agostini, 2009; R. Descendre, La biblioteca di Leonardo, in Atlante della letteratura italiana, a cura di S. Luzzatto e G. Pedullà, i. Dalle origini al rinascimento, a acura di A. De Vincentius,Torino, einaudi, 2010, pp. 592-95. M. Kemp-M.Pagiavla, Intentory the Maser's Shelf, in "Cabinet", 52 2013-2014, pp. 15-19.]



Claudio Sangiorgi: La mostra di Leonardo del 1939

Brevi note critiche sulla mostra e sul ruolo svolto da Giuseppe Pagano, 02/02/2004:

"Attraverso “due sale di passaggio” [Giuseppe Pagano, La Mostra di Leonardo a Milano nel Palazzo dell'Arte, in Cassabella-Costruzioni, n.141, settembre 1939, 141] (“della Biblioteca di Leonardo” e “dell’astronomia, della matematica e della geografia”), si accedeva, quindi, al cuore vero e proprio della Mostra, con la successione della sale dedicate a Leonardo scienziato e alla ricostruzione modellistica delle sue intuizioni nei campi della fisica, della tecnica e della meccanica."



2. ROMAIN DESCENDRE: LA BIBLIOTECA DI LEONARDO

S. Luzzatto, G. Pedullà. Atlante della letteratura italiana, vol. I, Einaudi, 592-595, 1-5
HAL Id: halshs-00556737
https://halshs.archives-ouvertes.fr/halshs_00556737
https://halshs.archives-ouvertes.fr/halshs-00556737/file/19._BibliotecadiLeonardo_FusionneI_.pdf

Quotes from pp. 1-5
The source for each item from the codes 
Tr    Codice Trivulziano, f. 2r, 1487-90
A     Codice Atlantico, f. 559r, 1495 circa
M   Codice Madrid II, ff. 2v - 3r, fine 1503-1504, "ricordo de' libri ch'io lascio serrati nel cassone"
M'   stesso codice, "in cassa al Munistero"
ms    manoscrito. 
is not given in the following extract.

Letteratura, Storiografia, Trattatistica Morale


Letteratura

Morgante
Luigi Pulci: Il Morgante, Firenze 1481

G(u)idone
Federico Frezzi: Il Quadriregio del decoro della vita umana, ovvero libro de' Regni, Perugia 1481

Manganello
Il  Manganello, s.l.n.D. anonimo quattrocentesco milanese

Pistole d'Ovidio
Ovidio: Epistole, trad. Napoli 1474, 1491

Facetie di Pogio
Poggio Bracciolini, Facetiae, trad. Venezia 1483

Isope
Esopo, Favole trad. Napoli 1485

Burchiello
Il Burchiello, Sonetti, Venezia 1472

Driadeo
Luca Pulci: Il driadeo, Firenze 1479

Petrarca
Francesco Petrarca, Canzoniere e Trionfi, Venezia 1470

Isopo in lingua franciosa
Esopo, Favole, in francese (trad. Julien Macho), Lyon 1480

Geta e Biria
Ghigo Brunelleschi e Domenico da Prato, Il libro chiamato Gieta e Birria, Venezia 1477-78

Ciriffo Calvaneo
Luca Pulci, Ciriffo Calvaneo, Firenze 1485 ca., o Venezia 1492 ca.

Luciano
Lucano, Pharsalia (Bellum civile), trad. Roma 1492

Isopo in versi
Esopo, Favole, trad. A. Zucco, Verona 1479

Novellino di Masuccio
Massucio Guardati (detto Masuccio Salernitano) Il Novellino, Napoli 1476

Ovidio Metaformoseos
Ovidio, Metamorfosi, trad. di. G. Bonsignori, Venezia 1497

Attila
Niccolò da Casola, La historia di Atila detto flagellum Dei, Venezia 1472.

Guerrino
Andrea da Barberino, Guerino detto il Meschino, Padova 1473

Sonnetti di Messer Guasparri Bisconti
Gaspare Visconti, Rithimi, Milano 1493

Pistole di Fallari
Pseudo Falaride, Epistole, trad. Bartolomeo Fontio, Padova 1471


Storiografia

Deca prirma, Deca terza, Deca quarta
Tito Livio, Le deche. Trad. Roma 1476

Iustino
Giustino, Istorie di Giustino, abreviatore di Trogo Pompeio, trad. Venezia 1477

Cronica d'Esidero
Isidoro di Siviglia, Cronica, Ascoli 1477

Romulion
Bevenuto de' Rambaldi da Imola, Il Romuleon

Clonica del mondo
Giacomo Filippo Foresti, Supplementum chronicarum, trad. Venezia 1483

Aquila di Lionardo d'Arezzo
L'aquila composta per Leonardo Aretino et da ipso curiosamente translata da latino in vulgare sermone, Napoli 1492


Trattatistica morale

Fiori di Virtú
Fior di virtú la quale tracta di tutti li vitii humani [...] et insegna come se debia aquistar le virtú, Venezia 1472

Vita civile di Matteo Palmieri
Matteo Palmieri, Vita Civile

Galea de' matti
Sebastian Brant, Das Narrenschiff, prob. in trad. franese: La nef des folz du monde, Paris 1497


Lingua e retorica

Epistolografia e retorica

Pistole del Filelmo
Francesco Filelfo, Epistolae, Venezia 1473

Formulario di pistole
Cristoforo Landino, Formulario di epistole vulgare missive e responsive et altri fiori di ornati parlamenti, Bologna 1487

Pistole de Filelfo
Il titolo ripette quello di sopra; potrebbe anche trattarsi di un altro autore: Gian Mario Filelfo, Novum epistolarium sive ars scribendi epistolas, Parigi 1487

Rettorica Nova
Guidotto da Bologna (xiii sec.): Fiore di rettorica, relabor. volgare della Rhetorica ad Herennium, allora attribuita a Cicerone, Venezia 1472

Stefano Prisco da Sonzino
Stefano Fieschi da Soncino, Synonyma seu variationes sententiarum, Perugia 1477-79.

Pistole di Guasparri
Gasparino Barzizza, Epistulae ad exercitationem accomodatae, Parigi 1470.

Allegantia
Agostino Dati: Elegantiolae, manuale di scrittura di letttere e  orazione diffusissimo, piú di 45 edizioni tra 1471 e 1500

Lingua Latina

Donato
Elio Donato, Ars grammatica minor 

Dottrinale
Alexandre de Villedieu, Doctrinale puerorum

Regole di Perotto
Niccolò Perotti, Rudimenta grammatices, Roma 1473

Donato vulgare e latino
Elio Donato, Ars minor, in latino e in volgare, Venezia 1492

Libro di regole latine di Francesco da Urbino
Francesco da Urbino, Regulae, forse ms. ma un esemplare a stampa è possedutto dalla libreria di San Marco a Firenze. l'autore insegnò grammatica latina nello Studio fiorentino fino al 1503

Plisciano gramatico
Prisciano, Opera, Venezia 1470

Regole gramatice, in asse
Guarino Guarini (Guarino Veronese), Regulae grammaticales, Venezi 1470

Donadello
Elio Donato, Ars minor sive de octo partibus orationis

Vocabolista in cartapecora
Givanni Balvi da Genova, Catholicon seu summa prosodiae, numerose ed. dal 1460 (o da 1469), Venzia 1496

Vocabolista piccolo
Luigi Pulci, Vocabolista, ms. Milano 1480

Religione

Bibbia
Bibbia in trad. volgare; numerose stampe dal 1471

Salmi
Salterio. Stampa o ms. di difficile identificazione.

De imortalità d'Anima
Giacomo Canfora, de  la immortalità de l'anima elegantissimo dialogo vulgare ornatissimo, Roma 1472, Milano 1475; O: Marsilio Ficino, Theologia Platonica sive de animarum immortalitate, Firenze 1482

Agostino De civitate Dei
Agostino, La città di Dio (in latino). Parecchie ed. dal 1467 in poi. Forse in trad. volgare, Venezia? o Firenze? 1476-78 circa

Prediche
Numerosissimi titoli possibili. Potrebbe tratarsi di Savonarola

Opera di San Bernardino da Siena
San Bernardino da Siena, ms. delle opere in volgare. O: Id., Della confesione, Pescia 1485.

Sermoni di Santo Agostino
Agostino, Sermoni dello egregio doctore divo Aurelio Augustino, Firenze 1493

Passione di Cristo
Bernardo Pulci, La Passione di Nostro Signor Giesú Christo, Bologna 1489 ecc. O. Giuliano Dati: La Passione di Christo, Roma 1496.

De tentazione in asse
Jean Gerson, Liber de tentationibus diaboli, Stocolma 1495.

Di Santa Margherita
Rappresentazione e festa di S. Margherita, Firenze 1500. O: Storia di S. Margherita, Firenze 1480 ca.

Del tempio di Salamone
Forse un sermone di Savonarola sul tempio di Salomone quale simbolo mistico della Chiesa.

Vita di sancto Ambrosio
Paolino di Milan, La vita et i miracoli del beatissimo Ambrogio. Milano 1492.

Libro dell'Amadio
Vita e conversazione angelica del beato Amadio ispano, Milano 1486.


Scienze e Filosofia

Matematica

D'abaco
Abaco. Uno tra i vari manuali di aritmetica elementare per le scuole d'abaco

Libro d'abaco mezzano

Libro d'abaco dipinto

Libro d'abbaco mezzano
(Titolo ripetuto, ma probabile altro volume)

Libro d'abaco, l'ha Giovan del Sodo

Euclide in geometria
Euclide: Elementa geometriae, Venezia 1482 o Vicenza 1491

Arismetrica di Maestro Luca
Luca Pacioli, Summa de Aritmetica Geometria Proportioni et Proportionalità, Venezia 1494, studiata diligentemente in varie carte.

Quadratura del circolo
Tetragonismus, id est de circuli quadratura, Venezia 1503. Pubblicato da Luca Gaurico, il volume contiene la prima stampa della Dimensio circuli (o De mensura circuli) di Archimede, e sull'argomento trattati di Boezio, di Giovanni Campano e dell stesso Gaurico

Un libro da misura di Battista Alberti
Leon Battita Alberti, Ludi mathematici

Libretto vecchi d'aritmetrica

Libro da Urbino matematico
l'Archimede? probabilmente preso dalla libreria del duca, dopo essere entrato in Urbino con le truppe di Cesare Borgia

Euclide volgare, cioè e' primi libri 3
Euclide: Elementa geometriae, ms, probabilmente tradotti da L. Pacioli

Libro d'abbaco del Sassetto
Appartenente probabilmente a Francesco Sassetti

Libro d'abbaco da Milano grande in asse.

Guidone
Guy de Chauliac (Guidonis de Chauliaco), Cyrurgia, trad. volg. di Paolo Varisco, Venezia 1480 o 1493.

Della conservatione della sanità
Ugo Benzi, Tractato utilissimo circa la conentatione de la sanitade. Milano 1481. O: Libro chiamato della vita, costumi natura et omne altre cosa pertinente tutto alla conservatione della sanitià dell'omo questo alle cause et cose humane. Napoli 1478

Zibaldone
Mohammed Rhasis, Libro terzo d'Almansoe, Cibaldone, Venezia 1472.76. Trad. del terzo libro del Kitab al Mansuri fi al-tibb ("Libro di medicina per Mansur") di Rahsis (Abu Bakr Muhammad ibn zkariya al-Razi) 

Fasciculu(s) medicine, latino
Johann von Ketham, Fasciculus medicine, Venezia 1491. Contiene anche l'Anatomia, manuale di Mondino de' Liuzzi.

Montagnana di orina
Bartolomeo Montagnana, De urinarum judiciis, Padova 1487

Libro di medicina di cavalli
Vegezio Renato, Libro di medicina di cavalli, muli et asini, chiamato Mascalia, O. Giordano Ruffo di Calabria, Libro de la natura de cavalli e el mondo di rilevarli, medicarli e domarli, Venezia 1493.

Fisionomia di Scotto
Michele Scotto, Liber physiognomiae, Venezia 1477

De natura umana
Antonio Zeno, De natura humana, Venezia 1491.

Libro di notomia
Probabilmente Gabriele Zerbi, Liber anatomie corporis humani et singulorum membrorum illius, Venezia 1502; o: Alessandro Benedetti, Anatomice sive historia corporis humani libri V, Venezia 1498, 1502; Molntino de' Liuzzi, Anatomia, Pavia 1478 ecc; o uno dello stesso Leonardo.


Scienza naturale e filosofia

Lapidario
Tanti titoli possibili. Forse: Il Lapidario o la forza e la virtù delle pietre prezionse delle erbe e degli animali, s.D.

Plinio
Plinio, Historia naturale di C. Plinio secondo tradocta di lingua latina in fiorentina per C. Landino, Venezia 1476, 1487, 1489

Piero Cresentio
Pietro di Cresenzi, Libro della agricultura, Firenze 1478, Vicenza 1490, Venezia 1495. Trad. dell' Opus ruralium commodorum, il pù importante trattato medievale di agronomia

Giovan di Mandivilla
John Mandeville, Tractato delle più maravegliose cosse e più notabile che si trovano in le parte del mondo. Milano 1480 ecc.

De Onesta Voluntà
Bartolomeo Sacchi detto il Platina. Della onesta voluntà e valitudine. grad. volgare del De honesta voluptate et valetudine, Venezia 1487 o 1494. Trattato di gastronomia

Spera
Leonardo e/o Goro Dati, La Sfera, Firenze 1472, ecc. manuale di cosmografia inversi. O: Giovanni Sacrobosco, Sphaera mundi, Ferrara 1472

De Chiromantia
Chiromantia scientia, Venezia 1480 ca. o Roma 1481, trad. volgare dell'ed. Venezia 1480 ca.

Vita de' filosafi
Diogene Laerzio, Libro della vita dei filosofi e delle loro elegantissime sentenzie, Venezia 1480.

Cecco d'Ascoli
Cecco d'Ascoli, L'Acerca, Venezia 1476

Alberto Magno
Pseudo Alberto Magno, Libro delle virtú delle erbe e pietre quale fece Alberto Magno vulgare... insieme con il trattato degli secreti de la natura humana, Venezia 1486, trad. volgare del Liber aggregationis ...). O: Secreta mulierorum et virorum cum expositione Henrici de Saxonia, Perugia 1477

Libro di Giorgio Valla
G. Valla, De expetendis et fugiendis rebus, Venezia 1501 (cioè: "Le cose da ricercare e quelle da evitare", la prima encyclopedia scientifica moderna). O: Georgio Valla Placentino interprete hoc in volumine hec continetur Nicephori logica ecc. Venezia 1498 (racoltal di testi greci tradotti dal Valla, contenente tra l'altro la prima tradd. latina moderna della Poetica d'Aristotele). O: G. Valla: De orthograpia sive de ratione scribendi, Milano 1476-77 circa, Parigi 1500 ca.

Burleo
Walter Burleigh (Gualtherus Burlaeus), De vita et moribus philosophorum et poetarum, tante edizioni possibili da Cologna 1470 ca. fra le quali una tard. volgare del 1475. O: Id. Expositio in Aristotelis Physica, Padova 1476 ecc. O. Id: De intensione et remissione formarum, contenente anche il Tractatus proportionum Alberti di Saxonia, Venezia 1496, altro titolo probabole dato l'interesse di Leonardo per Alberto di Sassonia.

Erbolaio grande
Probabilmente una delle tante tampe di: Petrus Schöffer, Herbarius latinus, Magonza 1484. O. il ms dellasua trad. volgare, stampata più tardi (Herbolario volgare, Venezia 1522)

Problema d'Aristotile
Aristotele, Problemata, trad. latina di Teodoro Gaza, Mantova 1473 ca.

Della memoria locale
Una tra le tante "arti della memoria". Probabilmente Memoria  locale e modo de habituare tante cose quanto l'homo vorrà, Paria 1494

Alcabizio vulgare del Serigatto
Trad. volgare, ms. di un trattato astrologico, effetuata da Francesco Sirigatti. Leonardo era in contatto con l'astronomo fiorentino, evocato nel Codice Arundel ("Mostra al Serigatto il libro e fatti dare la regola dee l'orilogio anelle", Ar. 190v). Il nome Alcabizio potrebbe essere generico, e riferirsi alla trad. volgare delle opere di Guido Bpmato. grande astrologo del xiii secolo, a opera del Sirigatti: Traductione di Francesco Sirigatti sopra tucte l'opere facte dallo egregio e prudente Guido Bonacti di lingua latina in lingua toscha (ms. Biblioteca Laurenziana, Plut. xxx, n. 30). Possibile anche un volgarizzamento del Liber isagogicus di Alcabizio (al-Qabisi), diffusissimo  manuale di astrologia medievale (tuttavia non abbiamo nessuna notizia di tale traduzione effettuata da Sirigatti). Poco probabile invece il De orto et occasu signorum libri duo, scritto in latino dal Sirigatti nel 1500 e stampato nel 1531.

Preposizione d'Aristotile
Florilegio dei testi di Aristotele. Tante stampe recano il titolo Propositiones Aristelis, data l'ortografia si tratta probabilmente dell'ed. Prepositiones [sic] ex omnibus Aristetelis libris philosophie, moralis, naturalis ecc., Venezia 1493.

Alberto di Sassonia
Alberto di Sassonia, Quaestiones in libros de caelo et mundo Aristotelis, Pavia 1481, 1897. O: Id. De proportionibus, Padova 1476-77. 

Filosofia d'Alberto Magno
Alberto Margno, Philosophia pauperum, Tolosa 1480 circa, Brescia 1490, 1493, Venezia 1496.

Albumasar
Abu Màshar Giàfar (Albumasar), Flores astrologiae, August 1488, 1489, 1495, Venezia 1503 carca. O: Id. De magnis coniunctionibus, annorum revolutionibus ac eorum profectionibus, Augusta 1489; O: Id., Introductorium in astronomiam Albumasaris Abalachi, Augusta 1489.

Calendario
Regiomontano, Kalendario, Venezia 1476, in volgare. O (meo probabile) di anonimo, Calendario in rima, Venezia 1494.

De mutatione aeri[s]
Firmin de Beauval, Opusculum repertorii pronosticon in mutationes aeris tam via astrologica quam metheorologica, Venezia 1485. Opra di meteorologia e astrologia (ma l'attribuzione a Firmin de Beauval è discussa).

Sogni di Daniello
E sogni di Daniel profeta, Bologna 1487, 1491, Firenze 1492-96 ca. Trad. volgare (Simone de' Pasquali) di un libro per l'interpretazione dei sogni, molto popolare nel Medioevo.

2 Regole di Domenico Macaneo
Domenico Maccagni (Macaneus), Regulae.

Cosmografia di Tolomeo
Tolomeo, Geografia, numerose edizioni della  trad. latina di Jacopo Anelo (intitolata Cosmographia) da Vicenza 1475 in poi.

Quadrante
Ms d'ingeneria astronomica. Forse: Jacob ben Machis ben Tibbon, Il quadrante d'Israele. O un testo di Carlo Marmmocchi, matematico e ingegnere a Firenze.

Meteura d'Aristotile
Aristotele, Meteorologia, trad. volgare ms.

Libro di Filone De acque
Filone di Bisanzio, Pneumatica. Libro di costruzione di machine idrauliche e pneumatiche, ms. in trad. latina (un esemplare si trova alla British Library.

De Re Militari
Roberto Valturio, De re militari. Volgarizzamento di P. Ramusio: Opera de' fatti e precetti militari,  Verona 1483

Battista Alberti in architettura
Leon Battista Ablerti, De re aedificatoria, Firenze 1485. Forse il ms. di una trad. volgare.

Prospettiva comune
Johannes Peckham, Prospectiva communis, ed. curata da Fazio Cardano, Milano 1482-3 circa

Cornazano De re militari, l'ha Gug(l)ielmo de'  Pazzi
Antonio Cornazzano, Dell'arte militare, Venezia 1493.

Francesco da Siena
Francesco di Giorgio Martini Trattato d'architettura civile e militare, ms conservato nella Biblioteca Laurenziana (Ashburnham 361) annotato da Leonardo

Libro d'anticaglie
Forse:  Antiquarie prospetiche romane composte per prspectivo melanese dipintore, 1496-98 circa. Poemetto in terza rima anonimo (forse Bramantino, o Ambrogio de Predis, o Bernardo Zenale) con dedica a Leonardo. O: Giovanni Rucellai, Delle bellezze e anticaglie di Roma, ms


Manoscritti di Leonardo

Un libro d'ingengni colla morte di fori
Ms. di disegni di macchine. In. M'

Un libro di cavalli schizzati pel cartone
Ms di disegni per il cartone della Battaglia d'Anghieri. in: M'

Libro di mia vocaboli
Ms lessicografico perduto, frutto degli esercizi lessicali già presenti nel Codice Trivulziano. In: M'

Libro dove si taglia le corde da navi
Ms., forse di Leonardo, in: M'

Dell'armadura del cavallo
Ms dediato alla fusione del cavallo in bronzo, parzialmente rilegato nel Codice Madridd II. In: M'

Libro vechio da Melan(o)
Ms. In: M'



3. JÜRGEN RENN IM GESPRÄCH MIT FRANK MEYER

Genie ohne Lateinkenntnisse
 

Deutschlandfunk Kultur. 2.05.2019

Leonardo da Vinci studierte keineswegs nur die Natur – er war auch sehr belesen. Doch dazu musste er zunächst ein Handicap überwinden: Als Künstler hatte er kein Latein gelernt. Mit über 40 holte er das nach und probierte sich als Autor.

Frank  Meyer: Das Genie Leonardo hat von sich gesagt, er sei ein „omo sanza lettere“, also ein unbelesener Mann, sein Wissen beziehe er aus seiner Erfahrung. Stimmt das denn, was Leonardo da über sich selbst gesagt hat?

Jürgen Renn: Das stimmt natürlich schon. Leonardo war primär an der Erfahrung und an der Natur interessiert, aber er war keineswegs so unbelesen, wie dieses Zitat glauben macht. Das liegt einfach daran, er wollte sich absetzen von so einer staubigen, scholastischen Gelehrsamkeit. Aber Wissenschaftshistoriker und Literaturhistoriker haben inzwischen entdeckt, insbesondere der italienische Kollege Carlo Vecce hat ein wunderbares Buch darüber geschrieben, wie über den Lauf der Jahre Leonardos Bibliothek angewachsen ist. Er war also am Ende doch ein ziemlich belesener Mann, und das wirft ein neues Licht auf seine intellektuelle Entwicklung.

Meyer: Und was hat man da herausgefunden, was hat in die Bibliothek von Leonardo gehört, was hat er gesammelt?

Renn: Er war Sohn eines Notars. Also es gab da in seinem Haus schon eine kleine Bibliothek, da waren ein paar juristische Standardwerke, auch sozusagen erbauliche Literatur, aber dann auch ein paar vergnügliche Dinge, aber das war natürlich noch keine wissenschaftliche Gelehrsamkeit. Leonardo ist erst im Laufe seines Lebens dann wirklich zu einem Humanisten, zu einem Wissenschaftler geworden, der sich auch in der Literatur seiner Zeit bestens auskannte.
Er hat allerdings ein großes Handicap: Als Künstler hat er kein Latein gelernt, und die Literatur der Zeit war lateinisch geschrieben, und er hat sich dann noch in etwas fortgeschrittenem Alter bemüht, Latein zu lernen, also finden wir unter seinen Büchern auch lateinische Grammatiken und Stilratgeber. Er wollte ja dann schließlich auch selber zu einem Autor werden.

Meyer: Er war schon über 40, als er dann tatsächlich Latein gelernt hat, oder?

Renn: Ja. Aber die Werke waren auch schwer zu lesen, und da musste man sich schon sehr anstrengen, und er hat immer mehr gesehen, dass es sich lohnt, dass es wichtig ist, um zu dem Wissen seiner Zeit zu gelangen. Das war eine aufregende Zeit, denn das war ja die Zeit, als der Buchdruck gerade erst so richtig begann. Etwa gleichzeitig mit Leonardos Geburt wurden in Deutschland die ersten Bibel von Gutenberg gedruckt, und dann explodierte das Ganze. Damit war natürlich auch eine völlig neue Wissensbasis gegeben, und da wollte Leonardo natürlich mithalten, also musste er auch Latein lernen.

Meyer: Und kann man das sehen an seinem Lesen und an seiner Bibliothek, dass da diese Medienrevolution der Buchdruckerfindung auch durchgeschlagen hat auch auf sein Lesen und sein Büchersammeln?

Renn: Ja, das kann man auf jeden Fall. Also ich sprach ja von seiner Hausbibliothek oder der seines Vaters, und davon kann man ausgehen, dass das noch abgeschriebene Bücher waren. Damals waren die Leute, die die Bücher lesen wollten, auch erst mal dazu gezwungen, sie zum Teil erst mal selber zu kopieren. Das hat sich natürlich dann radikal verändert. Es wurden viel mehr Bücher auch verfügbar auf diese Weise.
Und man sieht im Laufe seines Lebens, dass Leonardo eigentlich immer stärker wissenschaftliche Interessen entwickelt hat. Er hat dann schon früh angefangen, Bücher zu jagen. Er war nämlich ein richtiger Bücherjäger. Wenn er dann in Florenz oder später auch in Mailand gelebt hat oder in Rom dann – und zum Teil auf Feldzügen mit unterwegs war, da hat er jede Gelegenheit genutzt, erstens mal ihn bekannte Gelehrte anzusprechen oder dann auch Bücher zu besorgen, er hat sich auch Bücher systematisch ausgeliehen. Manchmal hat er sie dann nicht wieder zurückgegeben, und dann wurde ihm nicht mehr so gerne Bücher ausgeliehen, weil er einfach wirklich ein Jäger war.
Man muss sich auch vergegenwärtigen, damals waren Bibliotheken noch nicht offen, es gab einige Klosterbibliotheken. Leonardo hatte dann auch gelegentlich privilegierten Zugang, aber es war doch nicht so einfach, an das Wissen seiner Zeit zu gelangen. Deswegen, dieser Jagdinstinkt, den sieht man auch in seinen Manuskripten.

Meyer: Sie haben sich ja gerade, also Ihr Institut, sich damit beschäftigt, was alles zu Leonardos Jagdtrieb dazugehört hat, zu seinem intellektuellen Kosmos dazugehört hat, zu diesem Thema haben Sie ein Symposium veranstaltet. Welche Art von Wissen war das denn, was zu seinem intellektuellen Kosmos gehörte?

Renn: Als Künstler war er natürlich auch darauf angewiesen, sagen wir mal, die gemeinsamen literarischen Grundlagen seiner Zeit zu kennen, also das Florentiner Dreigestirn, Petrarca, Boccaccio, Dante, das kannte man natürlich, das musste man kennen, dann aber auch die antiken Klassiker, Ovids „Metamorphosen“, aber auch christliche Literatur. Das war also sozusagen auch die gemeinsame kulturelle Basis, aufgrund derer man dann auch in den Bildern Geschichten erzählen konnte.
Aber Leonardo hat sich dann auch sehr stark begeistert für Mathematik, ist dann Luca Pacioli begegnet, hat zunächst mal sein Werk über die Arithmetik sich besorgt, kurz nachdem es rausgekommen war, hat dann auch den Meister selber kennengelernt in Mailand und hat bei ihm Mathestunden, Mathenachhilfeunterricht genommen, weil er dann zu der Überzeugung gekommen ist: Eigentlich ist die Mathematik die Grundlage sowohl der Kunst als auch der Wissenschaft, und er muss das im fortgeschrittenen Alter noch lernen und hat dann auch nicht locker gelassen.
Dann findet man in seinen Listen immer mehr Bücher auch über Mechanik, über Anatomie. Er wollte ja auch über den Menschen schreiben. Er wollte ein Traktat über die Mechanik machen, und er hat sich dazu die entsprechenden Bücher besorgt.

Meyer: Es ist, soweit ich weiß, nur ein einziges Buch aus seiner Bibliothek erhalten mit handschriftlichen Anmerkungen von Leonardo selbst, ein Traktat über Architektur von Francesco di Giorgio Martini. Was hat denn Leonardo da so an den Rand geschrieben?

Renn: Er hat sich sozusagen sofort seine eigenen Gedanken gemacht. Er hat dann einfach im Grunde ein paar Stichworte notiert. Ich glaube aber gar nicht, dass man so viel aus diesen Postillen und Marginalien entnehmen kann. Man lernt viel mehr, wenn man sieht, dass Leonardo systematisch exzerpiert hat. Das ist eigentlich, wenn man Leonardo als Leser kennenlernen will, noch interessanter. Er hat sich dann auch Dinge abgeschrieben, die er wahrscheinlich selber in Lateinisch zunächst mal gar nicht verstanden hat, sondern sich erst mal übersetzen musste. Er hat sozusagen sich selber einen Kosmos aufgebaut, der dann immer wieder auch die Grundlage für seine eigenen Fantasien wurde.
Er hat dann zum Beispiel Fabeln geschrieben, er hat sich irgendwo Notizen gemacht und hat dann das extrapoliert und hat daraus Fabeln konstruiert. Also er wollte wirklich zu einem Autor werden. Was Francesco Martinibetrifft, das war ja irgendwie auch ein Schlüssel für ihn dann zum Werk von Vitruv, die Architektur besser kennenzulernen. Da war er ein Lernender im Grunde. Die Geschichte, die man gut kennt, dass er dann den vitruvianischen Menschen porträtiert hat in dieser idealen Proportion, das sind so Anregungen, die er auch aus dieser Lektüre entnommen hat.

Meyer: Und wenn Sie seine Exzerpte erwähnen, Leonardo soll ja wahnsinnig viele Handschriften hinterlassen haben – 20.000 Seiten sagt man. Was erfährt man daraus, aus diesem großen Konvolut über ihn als Leser und als Schreibenden?

Renn: Die ganzen 20.000 Seiten, die es vielleicht mal gegeben hat, die sind uns ja leider nicht überliefert. Wir haben so etwa 7000 Seiten, die überliefert sind, und was man lernt, ist, wie gesagt, er hat ein ganzes Netzwerk ausgebildet. Er war mit den Großen seiner Zeit in Kontakt und hat sich, man kann einerseits sagen, für alles und jedes interessiert, aber er hat dann auch immer wieder versucht, genau das für seine eigenen Werke produktiv zu machen.
Man sieht da auch schon eine rote Linie in diesem großen Netzwerk, und man ist einfach erstaunt, wie viel er nicht nur beobachtet und geschaffen hat – vieles ist ja auch unvollendet geblieben –, aber wie viel er auch absorbiert hat an Wissen, wie viel er aufgenommen hat. Das ist eigentlich der größte bleibende Eindruck, den man hat.

Meyer: Ihr Institut wird mitarbeiten an einer Ausstellung zu Leonardos Bibliothek, die wird im Sommer schon eröffnen in Florenz im Museo Galileo. Im nächsten Jahr wird die dann nach Berlin kommen, hier in die Berliner Staatsbibliothek, im Jahr 2020. Was werden Sie da zeigen in dieser Ausstellung?

Renn: Leonardo hat so im Laufe seines Lebens so rund 200 Werke, kann man nachweisen, besessen, und da wollen wir einen Teil nicht nur sozusagen wieder ausstellen und zeigen, sondern auch die sich dahinter verbergenden Netzwerke des Wissens, die wollen wir deutlich machen. Es wird eine Ausstellung sein, die nicht nur die Persönlichkeit Leonardos im Fokus hat, sondern auch diese neue Wissenskultur seiner Zeit. Man kann zeigen, dass Genie, das er war, konnte er auch nur werden, weil Wissen in einer neuen Weise verfügbar wurde und offen verfügbar wurde. Also das, glaube ich, ist auch eine kleine Botschaft an unsere Zeit.

Meyer: Und vorhin – das interessiert mich noch zum Schluss –, vorhin haben Sie seine Fabeln erwähnt. Das ist, glaube ich, die Seite also Leonardo als literarischer Autor, die vielleicht mit am wenigsten bekannt ist von ihm. Wie interessant ist diese Seite von ihm?

Renn: Die ist sehr interessant. Es ist allerdings auch dort so, der Leonardo hat ja im Laufe seines Lebens nie wirklich was veröffentlicht, und das ist so ein bisschen wie mit seiner Kunst, von der ja auch vieles unvollendet geblieben ist, aber das fällt irgendwie bei der Kunst mehr auf oder fällt ins Auge, kann man sagen, als es bei der Literatur deutlich wird. Also ich glaube, man sieht auch den Leonardo als Denker sehr deutlich in diesen Geschichten, in der er sich auch Gedanken über das menschliche Verhältnis zur Natur, Fragen der Moral und Philosophie Gedanken macht. Also ich glaube, da gibt es noch vieles zu entdecken.

Äußerungen unserer Gesprächspartner geben deren eigene Auffassungen wieder. Deutschlandradio Kultur macht sich Äußerungen seiner Gesprächspartner in Interviews und Diskussionen nicht zu eigen. [meine Hervorhebungen, RC]




II. SOURCES

1. Leonardo: Scritti
  • Autobiografia spirituale
    • Demetrio
    • Seneca: De beneficiis, De providentia, De vita beata, Epistulae
    • Tacitus: Annalen
    • Cassius Dio: Roman History
    • Lucian: Toxaris
  • Proverbi e ammonimenti
    • Demetrio
    • Roberto Valturio: De re militari
2. Piero della Francesca
  • De prospectiva pingendi
3. Francesco di Giorgio Martini
  • Trattato di architettura civile e militare
4. Cesare Cesariano
  • Vitruv 
5. Johannes Peckman
  •  Perspectiva communis
6. Thomas Bradwardine
  • Geometria speculativa
7. Biagio Pelacani
  • Quaestiones de  perspectiva
  • Tractatus de ponderibus
8. Giannozzo Manetti
  • trad. Aristoteles: Ethica Nicomachea
  • De dignitate et excellentia hominis livri IV
9. Poggio Braciolini
  • Lucretius: De rerum Natura
  • Lucian: Ass
  • Apuleius: The Golden Ass
10. Roberto Valturio
  • De re militari
11. Luca Pacioli
  • Summa de artihmetica, geometria, proportioni et proportionalità
  • transl. Euclid: Elements
  • Divina proportione (Euclid, Fibonacci, Vitruv, Piero della Francesca), Illustrations bei Leonardo da Vinci
12. Paganino Paganini
  • trans. Euclid: Elements
13. Benedetto Dei
  • La cronica dall' anno 1400 all'anno 1500
14. Cristoforo Ladino
  • De anima (1453)
  • De vera nobilitate (1469) 
  • Disputationes Camaldulenses (ca. 1474)
  • Commentaries on the Aeneid (1478)
  • Commentaries on The Divine Comedy (1481)
  • Plinius Historia naturalis (1476)
15. Angelus Politianus
  • transl. Epictetus, Hippocrats, Galen, Plutarch (Eroticus), Plato (Charmides)
16. Vitruvius

17. Taccola
  • De ingeneis
  • De machinis


1. LEONARDO: SCRITTI
a cura di Jacopo Recupero
Rusconi 2009

FRAMMENTI PER UN'AUTOBIOGRAFIA SPIRITUALE



6. Proemio. - Naturalmente li omini boni disiderano sapere.
So che molti diranno questa essere opera inutile, e questi fieno quelli de' quali Deometro [8] disse non faceva conto più del vento, il quale nella lor bocca causava le parole, che del vento ch'usciva dalle parte di sotto; uomini i quali hanno solamente desiderio di corporal richezze, diletto, e interamente privati di quello della sapienza, cibo e veramente sicura ricchezza dell'anima; perché quant'è più degna l'anima che 'l corpo, tanto più degni fien le ricchezze dell'anima che del corpo. E spesso quando vedo alcun di questi pigliare essa opera in mano, dubito non sì como la scimmia sel mettino al naso, o che mi domandin se è cosa mangiativa.

Nota 8 dell' editore: Demetrio, filosofo cinico, vissuto a Roma nel I secolo.

DEMETRIUS THE CYNIC

Demetrius (Greek: Δημήτριος; fl. 1st century) a Cynic philosopher from Corinth, who lived in Rome during the reigns of CaligulaNero and Vespasian (37-71 AD).

Biography

Demetrius was the intimate friend of Seneca, who wrote about him often,[1] and who describes him as the perfect man:
Demetrius, who seems to have been placed by nature in our times that he might prove that we could neither corrupt him nor be corrected by him; 
a man of consummate wisdom, though he himself disclaimed it, constant to the principles which he professed, of an eloquence worthy to deal 
with the mightiest subjects, scorning mere prettinesses and verbal niceties, but expressing with infinite spirit, the ideas which inspired it. 
I doubt not that he was endowed by divine providence with so pure a life and such power of speech in order that our age might neither be without a model nor a reproach.[2]
His contempt for worldly riches is shown by his reply to Caligula who, wishing to corrupt him, offered him two hundred thousand sesterces. 
Demetrius replied, "If he meant to tempt me, he ought to have tried to do so by offering his entire kingdom."[3]
He was also a friend of Thrasea Paetus and was with him when Thrasea was condemned to death (66 AD).[4] 
We hear of him again in the reign of Vespasian (c. 70 AD), when, curiously, he defended Publius Egnatius Celer against the charges brought against him by Musonius Rufus.[5] 
He was exiled from Rome in 71 AD, by Vespasian, along with all other philosophers.[6]
Demetrius is sometimes identified with the Demetrius of Sunium mentioned by Lucian.[7] 
However, Demetrius was a very common name in the Roman world, and Demetrius of Sunium was probably, (but not certainly), a different, later Cynic.

Quotations of Demetrius

"An easy existence, untroubled by the attacks of Fortune is a Dead Sea"[8]
"The talk of the ignorant is like the rumblings which issue from the belly."[9]

Notes

^ Seneca, Epistles,  20.9.,  62.3.,  67.14., 91.19.; De Beneficiis, vii. 1-2, 8-11; De Providentia; De Vita Beata
^ Seneca, De Beneficiis (On Benefits), vii. 8
^ Seneca, De Beneficiis (On Benefits), vii. 11
^ Tacitus, Annals, 16. 34
^ Tacitus, History, 4.40
^ Cassius Dio, Roman History, Epitome of Book 65
^
 Lucian, Toxaris.
^ Seneca, Epistles,  67.14.



16. [11] Infra li studi delle naturali considerazioni la luce diletta più i contemplanti; intra le cose grandi delle matematiche la certezza della dimostrazione innalza più plecaramente l'ingegni dell'investiganti; la prospettiva adunque è da esser preposta a tutte le traduzioni e discipline umane, nel campo della quale la linia radiosa complicata dà e modi delle dimostrazioni, innella quale si truova la groria non tanto de la matematica quanto della fisica, ornata co' fiori dell'una e dell'altra; le sentenzie della quale, distesse con gran circuizioni, io le ristrignerò in conclusiva brevità, intessendo, secondo il modo de la materia, naturale e matematiche dimostrazioni, alcuna voltal conchiudendo gli effetti per le cagioni, e alcuna volta le cagioni per li effetti, aggiungnendo ancora alle mie conclusioni alcuna che non sono in quelle, non di meno di quelle si traggano, come si degenerà il Signore, luce d'ogni cosa, illustrare me trattatore della luce, el quale partirò la presente opera in tre parti.

Nota 11 dell'editore: Il brano è traduzione letterale della Prospettiva di John Peckham (morto nel 1292)


PROVERBI E AMMONIMENTI

87. Cornelio Celso.
Il sommmo bene è la sapienza, il sommo male è il doloer del corpo; imperocché essendo noi composti di due cose, cioè d'anima e di corpo, delle quali la prima è miglliore, la peggiore è il corpo, la sapienza è della miglior parte, il sommo male è della peggior parte e pessima. Ottima cosa è nell'animo la sapienza, così e pessima cosa nel corpo il dolore. Adunque siccome il sommo male è 'l corporal dolore, così la sapienzia è dell'animo il sommo bene, cioè de l'om saggio, e niuna altra cosa è da questa a comparare. [27]

Nota 27 dell'editore: Fonte di questo passo è il De re militari di Roberto Valturio (1405-1475), pubblicato a Venezia nel 1472, opera che figura tra i libri della biblioteca vinciana.

90. Demetrio solea dire non essere differenzia dalle parole e voce dell'imperiti ignoranti che sia da soni e strepidi causati dal ventre ripieno di superfluo vento.
E questo non senza cagion dicea, imerocché lui non reputava esser differenzia da qual parte costoro mandassino fuora la voce o dalle parate inferiori o dalla bocca, che l'una e l'altra era di pari valimento e sustanzia.

99. Ecci alcuni che altro che transito di cibo e aumentatori di sterco chiamar si debbono, perché per loro alcuna virtù in opera si mette; perché di loro altro che pieni e destri [28] non resta.

Nota 28 del editore: Fonte di questo passo è il De re militari di Roberto Valturio (1405-1475), pubblicato a Venezia nel 1472, opera che figura tra i libri della biblioteca vinciana.




Later years
In his later years, painters such as Perugino and Luca Signorelli frequently visited his workshop. He completed the treatise On Perspective in painting in the mid-1470s to 1480s. By 1480, his vision began to deteriorate, but he continued writing treatises such as Short Book on the Five Regular Solids in 1485. It is documented that Piero rented a house in Rimini in 1482. Piero made his will in 1487 and he died five years later, on 12 October 1492, in his own house in San Sepolcro. He left his possessions to his family and the church. He died the same day that Christopher Columbus arrived in the Americas.

Work in mathematics and geometry
Piero's deep interest in the theoretical study of perspective and his contemplative approach to his paintings are apparent in all his work. In his youth, Piero was trained in mathematics, which most likely was for mercantilism. Three treatises written by Piero have survived to the present day: Trattato d'Abaco (Abacus Treatise) [fr], Libellus de Quinque Corporibus Regularibus'' (''Short Book on the Five Regular Solids [fr])[c] and De Prospectiva pingendi (On Perspective in painting). The subjects covered in these writings include arithmeticalgebrageometry and innovative work in both solid geometry and perspective. Much of Piero's work was later absorbed into the writing of others, notably Luca Pacioli. Piero's work on solid geometry was translated in Pacioli's Divina proportione, a work illustrated by Leonardo da Vinci. Biographers of his patron Federico da Montefeltro of Urbino record that he was encouraged to pursue the interest in perspective which was shared by the Duke.

In the late 1450s, Piero copied and illustrated the following works of Archimedes: On the Sphere and CylinderMeasurement of a Circle, On Conoids and Spheroids, On SpiralsOn the Equilibrium of PlanesThe Quadrature of the Parabola, and The Sand Reckoner. The manuscript consists of 82 folio leaves, is held in the collection of the Biblioteca Riccardiana and is a copy of the translation of the Archimedean corpus made by Italian humanist Iacopo da San Cassiano.


("Della prospettiva del dipingere") è un 
trattato sulla prospettiva scritto in volgare da Piero della Francesca. La datazione dell'opera è incerta e in ogni caso legata alla tarda maturità dell'autore, tra gli anni sessanta e ottanta del Quattrocento, entro il 1482. Il manoscritto originale, ricco di illustrazioni, è alla Biblioteca Ambrosiana di Milano. Il contenuto del libro fu in buona parte assorbito nel successivo De Divina Proportione del concittadino Luca Pacioli.


Piero della Francesca

Contenuti
L'opera è divisa in tre parti ispirate al De pictura di Leon Battista Alberti (1435): il "disegno", cioè come dipingere le singole figure, la "commensurazio", cioè come disporle nello spazio, e il "coloro", cioè come colorarle. In particolare il saggio si concentra sulla seconda parte, esaminando la proiezione delle superfici, dei corpi geometrici e dei volumi più complessi, come le parti del corpo umano, indagate cercando un fondamento scientifico della loro rappresentazione.

L'opera, uno dei trattati fondamentali sulle arti figurative del Rinascimento, aveva un tono molto più pratico e specifico rispetto all'opera dell'Alberti (legata a un'inquadratura più teorica e generale), e si rifaceva anche ad argomenti di geometria solida trattati nel precedente scritto di Piero della Francesca, il De quinque corporibus regularibus.

La trattazione, scevra da orpelli filosofici e teologici, è focalizzata sugli aspetti matematico-geometrici, con specifiche applicazioni pratiche, con uno stile sobrio e chiaro. Per questo Piero della Francesca può essere definito a buon diritto uno dei padri del disegno tecnico.

Tra i problemi affrontati emergono il computo del volume della volta e l'elaborazione architettonica della costruzione delle cupole.

A partire da queste opere Leonardo da Vinci scrisse poi il Trattato della pittura.





Il Trattato di architettura civile e militare

Oltre che per la sua opera di architetto ed ingegnere militare l'artista è noto per il Trattato di architettura civile e militare scritto durante la sua permanenza presso la corte del Ducato di Urbino. In realtà Martini aveva cominciato già durante gli anni senesi uno studio grafico e teorico di macchine ed architetture militari i cui risultati sono raccolti in due manoscritti forse predisposti per la sua presentazione al duca Federico:

Il Codicetto della Biblioteca apostolica vaticana, che contiene molti disegni di macchine, ripresi prevalentemente dagli studi del Taccola.

L'Opusculum de architectura, una raccolta di disegni, ora al British Museum.

A Urbino in un ambiente culturalmente all'avanguardia, dove conobbe probabilmente Leon Battista Alberti, le sue ricerche si ampliarono allo studio dell'antico, della lingua latina e di Vitruvio. Una frammentaria traduzione del De architectura è conservata nel codice Magliabecchiano n.141 alla Biblioteca Nazionale di Firenze. Un altro manoscritto non autografo, denominato codice Zichy, contiene l'abbozzo di un trattato conformato come riscrittura del trattato vitruviano.

Il suo "Trattato" fu una ricerca continua, raccolta in vari manoscritti, e in diverse stesure, ma che possiamo schematizzare come formato da due parti:

Trattato I (Architettura, ingegneria e arte militare), risalente probabilmente al periodo 1478-1481: codice Ashburnam 361 (Biblioteca Laurenziana) e codice Saluzziano 148 (Biblioteca Reale di Torino).

Trattato II (Architettura civile e militare), risalente probabilmente agli anni novanta: codice Senese S.IV.4 della Biblioteca Comunale di Siena e codice Magliabechiano II.I.141 della Biblioteca Nazionale di Firenze.

Elemento pionieristico nel trattato fu l'uso di numerosissimi disegni, realizzati a chiarimento del testo, e che devono essere considerati come un'essenziale componente del suo pensiero e della sua ricerca, non semplici illustrazioni di una riflessione puramente testuale.

Nell'opera di Francesco di Giorgio hanno un grande rilievo le ricerche relative ai principi innovativi dell'arte fortificatoria detta fortificazione alla moderna, della quale è considerato il fondatore insieme coi fratelli Antonio e Giuliano da Sangallo.

Il corpus teorico di Martini è molto vasto e variegato e comprende anche un'"Opera di architettura" dedicata al Duca Alfonso di Calabria. Una copia del suo trattato, che ebbe grande diffusione e vasta rinomanza, fu in possesso di Leonardo da Vinci che lo commentò minuziosamente; tale copia è conservata nella Biblioteca Medicea Laurenziana a Firenze.



giorgio1
Francesco di Giorgio Martini


Martini 2
Francesco di Giorgio Martini: Plan d'architecture anthropomorphique
https://fr.wikipedia.org/wiki/Francesco_di_Giorgio_Martini#/media/Fichier:FGMartini2.jpg


Martini 3

4. CESARE CESARIANO

1477  1543

Cesare Cesariano (* um 1477 in Mailand. [1]; † 30. März 1543 ebenda) war ein italienischer Maler, Freskant, Kunstschriftsteller, Militäringenieur und Architekt. 1521 übersetzte er Vitruv ins Italienische, ergänzte das Buch um einen Kommentar und stattete es mit Holzschnitten aus.

Leben und Werk
Nach Studien der Architektur bei Bramante verließ Cesariano im Alter von 16 Jahren Mailand und hielt sich anschließend in mehreren oberitalienischen Städten auf. Ab 1496 lebte er längere Zeit in Reggio nell’Emilia, wird daher auch gelegentlich in der Literatur Cesare da Reggio genannt. In dieser Zeit arbeitet er als Freskomaler. 1507 ging er nach Rom, wo er Kontakt zu Perugino, Pinturicchio und Luca Signorelli aufnahm.

Zwischen 1513 und 1514 kam er zurück nach Mailand und arbeitete dort für Ludovico Sforza. Seine Entwurfszeichnungen für den Erweiterungsbau der Kirche Santa Maria dei miracoli presso San Celso sind erhalten und werden in der Biblioteca Ambrosiana in Mailand aufbewahrt. Er war neben Leonardo da Vinci und Filarete am Ausbau des Castello Sforzesco als moderne Festung beteiligt.
Cesariano war außerdem Mitglied der Fabbrica del Duomo, die den Weiterbau des Mailänder Doms organisierte und durchführte.

Die Vitruv-Übersetzung

Während seiner Tätigkeit am Mailänder Dom übersetzte er die libri decem des Vitruv ins Italienische, kommentierte den Text und schuf eine Reihe von Holzschnitten zur Illustration des in seiner lateinischen Urfassung unbebilderten Textes. Bei der Illustrationen orientierte sich Cesariano an vorhergehenden bebilderten Ausgaben. Das Buch wurde 1521 in Como gedruckt. Cesarianos Übersetzung reicht nur bis zum 6. Kapitel des 9. Buchs, weil er nach einem Streit mit seinen Verlegern die Arbeit einstellte. Die Übersetzung wurde von Benedetto Giovio da Comasco und Bono Mauro da Bergamo fertiggestellt. Das Buch wurde in einer Auflage von 1300 Stück gedruckt, eine für die damalige Zeit erstaunlich hohe Zahl. Die meisten der Schnitte stammen offenbar von Cesarianos Hand, der Schnitt Folio X6r ist mit seinem Monogramm signiert und auf 1516 datiert.
Das Buch enthält auch drei Holzschnitte des Mailänder Doms. Wahrscheinlich sind es die ersten genauen Zeichnungen gotischer Architektur in einem gedruckten Buch.[2]

cesariano dom mailand
Stich des Mailänder Doms von C. Cesariano, Aus: Vitruvio, De architettura. 1521
http://architectura.cesr.univ-tours.fr/Traite/Images/BPNME276Index.asp

homo vitruvianus
Der homo vitruvianus, 1521
 http://architectura.cesr.univ-tours.fr/Traite/Images/BPNME276Index.asp

Vitruv-Ausgaben
Marcus Vitruvius Pollo: De architectura libri decem. Übersetzt von Cesare Cesariano. Kommentar von Cesariano, Benedetto Giovio und Bono Mauro da Bergamo. Como: Gottardo da Ponte, Agostino Gallo, 15. Juli 1521.
Vitruvio De Architectura : libri II - IV ; i materiali, i templi, gli ordini / Cesare Cesariano. A cura di Alessandro Rovetta. Milano : Vita e Pensiero, 2002. ISBN 88-343-0660-0
Vitruvius De architectura. With an introduction and index by Carol Herselle Krinsky. – Nachdr. der kommentierten ersten italienischen Ausg. von Cesare Cesariano (Como, 1521) München : Fink, 1969.

Einzelnachweise
 Saur. Bd. 18. 1998. S. 5.
 Christi's Sale Information, 5. Dezember 2008: „Fine Books and Manuscripts Including Americana“ Los 36. Nr. 2059.

Literatur
Cesare Cesariano e il Rinascimento a Reggio Emilia. Ed. Alessandro Rovetta, Elio Monducci, Corrado Caselli, Cinisello Balsamo. Milano : Silvana Editoriale, 2008. ISBN 978-88-366-1169-0
A. Rovetta: Cesare Cesariano e il classicismo di primo Cinquecento. Vita e Pensiero. 1996
H. Wulfram: Un’immagine dalla preistoria del fumetto. L’odometro di Vitruvio nell’edizione di Cesare Cesariano (1521). In: engramma. Nr. 150, 2017, S. 499–505, ISSN 1826-901X

Weblinks

 Commons: Cesare Cesariano – Sammlung von Bildern, Videos und Audiodateien

[1] Alle Holzschnitte aus Cesarianos Vitruv-Übersetzung.
http://rubens.anu.edu.au/htdocs/bytype/arch.sources/vitruvius/

Di Lucio Vitruvio Pollione de architectura libri decem...

http://architectura.cesr.univ-tours.fr/Traite/Images/BPNME276Index.asp



5. JOHANNES PECKHAM

John Peckham, auch Johannes Pecham, latinisiert auch Ioannes de Pecham und Johannes Pechamus usw., OFM (* um 1220/1225 in Patcham, Sussex; † 8. Dezember 1292 in Mortlake Manor, Surrey) war ein englischer Theologe (Doctor ingeniosus).

Er studierte an der Sorbonne in Paris und in Oxford und trat um 1250 in den Franziskanerorden ein. 1257 bis 1259 studierte er Theologie in Paris, wo er 1269 promoviert wurde. Danach war er für etwa zwei Jahre (1269–1271) Rektor der Pariser Universität. 1275 wurde er Ordensprovinzial in England.

1279 wurde er als Nachfolger von Robert Kilwardby zum Erzbischof von Canterbury ernannt und zum englischen Primas gewählt.

Peckham schrieb Bücher über Zahlen (Tractatus de numeris) und Optik (Tractatus de perspectiva, entstanden wahrscheinlich zwischen 1269 und 1277, Perspectiva communis, um 1278, bis 1665 11 Auflagen). In der Optik behandelt er u. a. die Brechung in Linsen, den Regenbogen und die Perspektive und folgt im Wesentlichen al-Haitham. Seine Perspectiva communis galt im Mittelalter als Standardwerk zur Optik. Auch darüber hinaus war Peckhams Werk noch Gegenstand universitärer Ausbildung. So wurden in Würzburg noch Ende des 16. Jahrhunderts Vorlesungen über die Perspectiva communis abgehalten. Von Peckham stammt der lateinische, später auch ins Deutsche übersetzte Corpus-Christi-Hymnus Ave vivens hostia.

Peckham, der bis 1279 an der päpstlichen Universität lehrte, wurde unter anderem von Leonardo da VinciLorenzo GhibertiWitello und Roger Bacon zitiert.

Peckham wird dem mittelalterlichen Augustinismus zugerechnet. In Paris war Peckham ein ,konservativer‘ Gegenspieler von Thomas von Aquin und stritt mit diesem unter anderem 1270 um die Frage, ob beim Menschen die geistige Seele das einzige Lebensprinzip ist (was Peckham gegen Thomas verneinte). In die Zeit seines Rektorates fiel die Verurteilung von 13 averroistischen Irrtümern (10. Dezember 1270) durch den Pariser Erzbischof Étienne Tempier (siehe Siger von Brabant). Vom 10. November 1284 datiert ein Brief des Johannes Peckhams, in dem er über Siger von Brabant und Boetius von Dacien mit Befriedigung vermerkt, dass die beiden in Italien ein jämmerliches Ende gefunden hätten.


Peckham - Bradwardine

Codice in latino con le opere di Thomas Bradwardine, Geometria speculativa e Johannes Peckham, 
Perspectiva communis, illustrato dal atelier di Cola Rapino (1495)
Di Dorieo - Opera propria, CC BY-SA 4.0
 https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=69888631

User: Dorieo: Se trata de una obra capital del humanismo, iluminada en el taller de Cola Rapicano. El códice transcribe las obras de Thomas Bradwardine, Geomtetria speculativa, y de Johannes Peckham, Perspectiva communis. Las dos obras incorporan dibujos geométricos ilustrativos. Decoración: orla renacentista, miniada en oro y colores, con cinco medallones con los bustos de cinco emperadores (Nerón, Vespasiano, Germánico, Adriano y un quinto que no ha sido identificado). en la parte inferior, escudo de los soberanos de Nápoles sostenido por cuatro putti. En la primera letra capital se representa la alegoría de la Geometría bifronte (con rostros de dama y de Euclides). Encuadernación: siglos XV. Tafilete sobre madera, grabado y con dorados, restos de cierres y cantos dorados. Procedencia: Nápoles. Escritura humanística antiqua. 90 folios. 325 x 224 mm, encuadernación 340 x 325 mm. Colección Duque de Calabria. Universidad de Valencia. Biblioteca Histórica. BH Ms. 50



Thomas Bradwardine (c. 1300 – 26 August 1349) was an English cleric, scholar, mathematician, physicist, courtier and, very briefly, Archbishop of Canterbury. As a celebrated scholastic philosopher and doctor of theology, he is often called Doctor Profundus (medieval epithet, meaning "the Profound Doctor").

Bradwardine's major treatise argued that space was an infinite void in which God could have created other worlds, which he would rule as he ruled this one. The "causes of virtue" include the influences of the planets, not as predestining a human career, but influencing a subject's essential nature. This astrophysical treatise was not published until it was edited by Sir Henry Savile and printed in London, 1618; its circulation in manuscript was very limited. The implications of the infinite void were revolutionary; to have pursued them would have threatened the singular relationship of man and this natural world to God (Cantor 2001); in it he treated theology mathematically. 


7. BIAGIO PELACANI

1355  1416

Biagio Pelacani, (Blasius de Pelacanis de Parma) noto anche come Biagio Pelicani o Biagio da Parma (Noceto, 1355 circa – Parma, 1416), è stato un matematico e filosofo italiano forse lontano parente di Antonio Pelacani (1275-1327), medico e filosofo nato a Parma vissuto nella seconda metà del XIII secolo. Della sua medesima casata probabilmente un altro medico e filosofo: Francesco Pelacani.


Biografia
Nato tra il 1350 e il 1354 a Costamezzana, una frazione di Noceto a pochi chilometri da Parma, nulla si sa della sua vita sino a quando verso il 1374 frequenta la facoltà artium philosophie et medicine dell'università di Pavia dove nel 1377 come titolare della cattedra di magister philosophie et loyce, delegato dal vescovo, diploma in arti un certo Benedetto Bossi.
Nel 1380 ottenne una cattedra all'università di Bologna, ma nel 1384 si spostò a Padova. Nel 1388 fu riassunto all'università di Pavia, ma un processo per eresia (1396) lo costrinse a spostarsi (1407) all'università di Padova, dove mantenne l'insegnamento fino al 1411.
Contestò molte regole della meccanica aristotelica e sostenne l'applicazione di nuovi strumenti matematici per sostituire le regole obsolete.

In particolare condusse nuovi studi sull'ottica nell'opera Quaestiones de perspectiva; nel Tractatus de ponderibus si occupò di statica ed elaborò nelle Quaestiones de proportionibus una teoria matematica del vuoto che si contrapponeva alle tesi del continuo dei fisici aristotelici. Si occupò anche del moto dei pianeti in Theorica planetarum e mise in discussione la cosmologia di Aristotele negando che si potesse sostenere l'incorruttibilità dei cieli e l'interpretazione teologica dell'esistenza di un primo motore immobile, vale a dire di Dio. Negò quindi la possibilità delle dimostrazioni a posteriori dell'esistenza di Dio e dell'immortalità dell'anima individuale.

Pelacani concepisce la natura o l'universo come un ente animato, un grande eterno animale in continuo movimento dove gli esseri nascono per generazione spontanea e, quando gli influssi astrali sono favorevoli, vengono alla luce anche le anime intellettive umane. Riguardo alla morale egli è convinto che l'uomo debba conformarsi alla virtù per sua libera scelta e non per fini religiosi trascendenti

Per il materialismo delle sue dottrine Pelacani, doctor diabolicus, com'era soprannominato, fu accusato d'eresia e condannato nel 1396 ma ciò non gli impedì di essere apprezzato come un grande astrologo dai principi Carraresi di Padova e dalle corti dei sovrani tanto da ottenere di essere sepolto nel duomo di Parma.

Gli si attribuiscono dei Commenti a Witelo per una corretta interpretazione della prospettiva e a Thomas Bradwardine nell'opera Questiones super tractatu "De proportionibus" Thome Beduerdini.


8. GIANNOZZO MANETTI

1396  1459

è stato uno scrittore, filologo e umanista italiano, significativo esponente del primissimo Rinascimento letterario, oltre che un uomo politico e diplomatico.

Biografia
Appartenente a una famiglia borghese, fu discepolo dell'umanista Ambrogio Traversari.
Si mise contro l'ascesa dei Medici, rifugiandosi prima a Roma e poi a Napoli, dove morì nel 1459.
A Roma fu segretario pontificio di Niccolò V, che volle rinnovare gli uffici chiamando personaggi fidati, come lo stesso Giannozzo Manetti, ma anche Orazio RomanoNiccolò PerottiPietro da NocetoPietro LunenseGiovanni TortelliLorenzo Valla; "così come non è senza significato il contestuale allontanamento da Roma di Poggio Bracciolini e Biondo Flavio". A testimonianza di tale legame di fiducia, Manetti scrisse poi la biografia di Niccolò V.

Abile oratore di straordinaria erudizione, fu un profondo conoscitore del latino e greco e studiò anche l'ebraico. Tradusse dal greco al latino l'Etica Eudemia, l'Etica Nicomachea e i Magna moralia di Aristotele. La sua ricca biblioteca ci è in larga parte pervenuta e fa parte del fondo palatino della Biblioteca Vaticana.

È ricordato soprattutto come l'autore del De dignitate et excellentia hominis libri IV, finito di scrivere verso il 1452-53. In questo testo lo scrittore fiorentino respinge la prospettiva religiosa medievale secondo cui il corpo umano è legato ai vizi e alla sporcizia, destinato a soffrire per espiare il peccato originale, ma al contrario afferma che è una meravigliosa macchina creata da Dio a sua immagine, fonte di molti piaceri che non sono da condannare, anche se derivano dalla sua fisicità, spostando il discorso su una visione antropocentrica tipica dell'Umanesimo.

Altri suoi lavori furono le biografie di Papa Niccolò V, di Dante, Petrarca e Boccaccio, lavori storiografici, trattati filosofici e importanti traduzioni di Aristotele e altri autori.

Note 
^ Massimo Miglio, Niccolò V
Bibliografia
Opere
Dignità ed eccellenza dell'uomo. Testo latino a fronte, a cura di Giuseppe Marcellino, Milano, Bompiani, 2014.
«Historia Pistoriensis», a cura di Stefano U. Baldassarri e Benedetta Aldi. Commento storico di William J. Connell, Firenze, Sismel - Edizioni del Galluzzo, 2011 (Società internazionale per lo studio del Medioevo latino)
«De terremotu», a cura di Daniela Pagliara, Firenze, Sismel - Edizioni del Galluzzo, 2012.


9. POGGIO BRACCIOLINI

1380 - 1459


Search for manuscripts
After July 1415 — Antipope John XXIII had been deposed by the Council of Constance and the Roman Pope Gregory XII had abdicated — the papal office remained vacant for two years, which gave Poggio some leisure time in 1416/17 for his pursuit of manuscript hunting. In the spring of 1416 (sometime between March and May), Poggio visited the baths at the German spa of Baden. In a long letter to Niccoli (p. 59−68) he reported his discovery of an "Epicurean" lifestyle — one year before finding Lucretius — where men and women bathe together, barely separated, in minimum clothing: "I have related enough to give you an idea what a numerous school of Epicureans is established in Baden. I think this must be the place where the first man was created, which the Hebrews call the garden of pleasure. If pleasure can make a man happy, this place is certainly possessed of every requisite for the promotion of felicity." (p. 66)

Poggio was marked by the passion of his teachers for books and writing, inspired by the first generation of Italian humanists centered around Francesco Petrarch (1304–1374), who had revived interest in the forgotten masterpieces of Livy and Cicero, Giovanni Boccaccio(1313–1375) and Coluccio Salutati (1331–1406). Poggio joined the second generation of civic humanists forming around Salutati. Resolute in glorifying studia humanitatis (the study of "humanities", a phrase popularized by Leonardo Bruni), learning (studium), literacy (eloquentia), and erudition (eruditio) as the chief concern of man, Poggio ridiculed the folly of popes and princes, who spent their time in wars and ecclesiastical disputes instead of reviving the lost learning of antiquity.
The literary passions of the learned Italians in the new Humanist Movement, which were to influence the future course of both Renaissance and Reformation, were epitomized in the activities and pursuits of this self-made man, who rose from the lowly position of scribe in the Roman Curia to the privileged role of apostolic secretary.
He became devoted to the revival of classical studies amid conflicts of popes and antipopes, cardinals and councils, in all of which he played an official part as first-row witness, chronicler and (often unsolicited) critic and adviser.
Thus, when his duties called him to the Council of Constance in 1414, he employed his forced leisure in exploring the libraries of Swiss and Swabian abbeys. His great manuscript finds date to this period, 1415−1417. The treasures he brought to light at Reichenau, Weingarten, and above all St. Gall, retrieved from the dust and abandon many lost masterpieces of Latin literature, and supplied scholars and students with the texts of authors whose works had hitherto been accessible only in fragmented or mutilated copies.
In his epistles he described how he recovered Cicero's Pro Sexto Roscio, Quintilian, Statius' Silvae, part of Gaius Valerius Flaccus, and the commentaries of Asconius Pedianus at St. Gallen. He also recovered Silius Italicus's Punica, Marcus Manilius's Astronomica, and Vitruvius's De architectura. The manuscripts were then copied, and communicated to the learned. He carried on the same untiring research in many Western European countries. In 1415 at Cluny he found Cicero's complete great forensic orations, previously only partially available.[9] At Langres in the summer of 1417 he discovered Cicero's Oration for Caecina and nine other hitherto unknown orations of Cicero's. At Monte Cassino, in 1425, a manuscript of Frontinus' late first century De aquaeductu on the ancient aqueducts of Rome. He was also credited with having recovered Ammianus Marcellinus, Nonius Marcellus, Probus, Flavius Caper and Eutyches.
If a codex could not be obtained by fair means, he was not above using subterfuge, as when he bribed a monk to abstract a Livy and an Ammianus from the library of Hersfeld Abbey.

De rerum natura

Main article: De rerum natura

Poggio's most famous find was the discovery of the only surviving manuscript of Lucretius's De rerum natura ("On the Nature of Things") known at the time, in a German monastery (never named by Poggio, but probably Fulda), in January 1417. Poggio spotted the name, which he remembered as quoted by Cicero. This was a Latin poem of 7,400 lines, divided into six books, giving a full description of the world as viewed by the ancient Greek philosopher Epicurus (see Epicureanism). The manuscript found by Poggio is not extant, but fortunately, he sent the copy to his friend Niccolò de' Niccoli, who made a transcription in his renowned book hand (as Niccoli was the creator of italic script), which became the model for the more than fifty other copies circulating at the time. Poggio would later complain that Niccoli had not returned his original copy for 14 years. Later, two 9th-century manuscripts were discovered, the O (the Codex Oblongus, copied c. 825) and Q (the Codex Quadratus), now kept at Leiden University. The book was first printed in 1473.

The Pulitzer Prize-winning 2011 book The Swerve: How the World Became Modern by Stephen Greenblatt is a narrative of the discovery of the old Lucretius manuscript by Poggio. Greenblatt analyzes the poem's subsequent impact on the development of the Renaissance, the Reformation, and modern science.

Friends
Poggio cultivated and maintained throughout his life close friendships with some of the most important learned men of t
he age: Niccolò de' Niccoli (the inventor of the italic script), Leonardo Bruni ("Leonardo Aretino"), Lorenzo and Cosimo de' Medici, Carlo Marsuppini ("Carlo Aretino"), Guarino VeroneseAmbrogio TraversariFrancesco BarbaroFrancesco Accolti, Feltrino Boiardo, Lionello d'Este (who became Marquis of Ferrara, 1441–1450), and many others, who all shared his passion for retrieving the manuscripts and art of the ancient Greco-Roman world. His early friendship with Tommaso da Sarzana stood Poggio in good stead when his learned friend was elected pope, under the name of Nicolas V (1447−1455), a proven protector of scholars and an active sponsor of learning, who founded the Vatican library in 1448 with 350 codices.
These learned men were adept at maintaining an extended network of personal relations among a circle of talented and energetic scholars in which constant communication was secured by an immense traffic of epistolary exchanges.
They were bent on creating a rebirth of intellectual life for Italy by means of a vital reconnection with the texts of antiquity. Their worldview was eminently characteristic of Italian humanism in the earlier Italian Renaissance, which eventually spread all over Western Europe and led to the full Renaissance and the Reformation, announcing the modern age.

Legacy

Works

Poggio, like Aeneas Sylvius Piccolomini (who became Pius II), was a great traveller, and wherever he went he brought enlightened powers of observation trained in liberal studies to bear upon the manners of the countries he visited. We owe to his pen curious remarks on English and Swiss customs, valuable notes on the remains of ancient monuments in Rome, and a singularly striking portrait of Jerome of Prague as he appeared before the judges who condemned him to the stake.

In literature he embraced the whole sphere of contemporary studies, and distinguished himself as an orator, a writer of rhetorical treatises, a panegyrist of the dead, a passionate impugner of the living, a sarcastic polemist, a translator from the Greek, an epistolographer and grave historian and a facetious compiler of fabliaux in Latin.

His cultural/social/moral essays covered a wide range of subjects concerning the interests and values of his time:

De avaritia (On Greed, 1428−29) - Poggio's first major work. The old school of biographers (Shepherd, Walser) and historians saw in it a traditional condemnation of avarice. Modern historians tend, on the contrary—especially if studying the economic growth of the Italian Trecento and Quattrocento—to read it as a precocious statement of early capitalism, at least in its Florentine form — breaking through the hold of medieval values that disguised the realities of interest and loans in commerce to proclaim the social utility of wealth. It is the voice of a new age linking wealth, personal worth, conspicuous expenditure, ownership of valuable goods and objects, and social status, a voice not recognized until the late 20th century.;

An seni sit uxor ducenda (On Marriage in Old Age, 1436);
De infelicitate principum (On the Unhappiness of Princes, 1440);
De nobilitate (On Nobility, 1440): Poggio, a self-made man, defends true nobility as based on virtue rather than birth, an expression of the meritocracy favored by the rich bourgeoisie;
De varietate fortunae (On the Vicissitudes of Fortune, 1447);
Contra hypocritas (Against Hypocrisy, 1448);

Historia disceptativa convivialis (Historical discussions between guests after a meal) in three parts (1450):
1) on expressions of thanks
2) on the dignity of medical versus legal profession (a reprise of Salutati's 1398 treatment of the same subject, De Nobilitate Legum et Medicinae): Niccolo Niccoli, appealing to the lessons of experience, is arguing that laws are imposed by the will of the stronger to hold the state together − not God-given to rulers, nor a fact of nature − leading biographer Ernst Walser to conclude that "Poggio, in his writing, presents Machiavellism before Machiavelli."
3) on literate Latin versus vernacular Latin in classical Rome; Poggio concludes that they were both the same language, not two distinct idioms
.

De miseria humanae conditionis (On the Misery of Human Life, 1455), reflections in his retirement in Florence inspired by the sack of Constantinople.
These compositions, all written in Latin − and reviving the classical form of dialogues, between himself and learned friends − belonged to a genre of socratic reflections which, since Petrarch set the fashion, was highly praised by Italian men of letters and made Poggio famous throughout Italy. They exemplify his conception of studia humanitatis as an epitome of human knowledge and wisdom reserved only to the most learned, and the key to what the ancient philosophers called "virtue" and "the good". And thus, they are invaluable windows into the knowledge and Weltanschauung of his age − geography, history, politics, morals, social aspects — and the emergence of the new values of the "Humanist Movement". They are loaded with rich nuggets of fact embedded in subtle disquisitions, with insightful comments, brilliant illustrations, and a wide display of historical and contemporary references. Poggio was always inclined to make objective observations and clinical comparisons between various cultural mores, for instance ancient Roman practices versus modern ones, or Italians versus the English. He compared the eloquence of Jerome of Prague and his fortitude before death with ancient philosophers. The abstruse points of theology presented no interest to him, only the social impact of the Church did, mostly as an object of critique and ridicule. On the Vicissitudes of Fortune became famous for including in book IV an account of the 25-year voyage of the Venetian adventurer Niccolo de' Conti in Persia and India, which was translated into Portuguese on express command of the Portuguese King Emmanuel I. An Italian translation was made from the Portuguese.

Poggio's Historia Florentina (History of Florence), is a history of the city from 1350 to 1455, written in avowed imitation of Livy and Sallust, and possibly Thucydides (available in Greek, but translated into Latin by Valla only in 1450–52) in its use of speeches to explain decisions. Poggio continued Leonardo Bruni's History of the Florentine People, which closed in 1402, and is considered the first modern history book. Poggio limited his focus to external events, mostly wars, in which Florence was the defensor Tusciae and of Italian liberty. But Poggio also pragmatically defended Florence's expansionist policies to insure the "safety of the Florentine Republic", which became the key motive of its history, as a premonition of Machiavelli's doctrine. Conceding to superior forces becomes an expression of reason and advising it a mark of wisdom. His intimate and vast experience of Italian affairs inculcated in him a strong sense of realism, echoing his views on laws expressed in his second Historia disceptativa convivialis (1450). Poggio's beautiful rhetorical prose turns his Historia Florentina into a vivid narrative, with a sweeping sense of movement, and a sharp portrayal of the main characters, but it also exemplifies the limitations of the newly emerging historical style, which, in the work of Leonardo Bruni, Carlo Marsuppini and Pietro Bembo, retained "romantic" aspects and did not reach yet the weight of objectivity later expected by the school of modern historians (especially since 1950).

His Liber Facetiarum (1438−1452), or Facetiae, a collection of humorous and indecent tales expressed in the purest Latin Poggio could command, are the works most enjoyed today: they are available in several English translations. This book is chiefly remarkable for its unsparing satires on the monastic orders and the secular clergy. "The worst men in the world live in Rome, and worse than the others are the priests, and the worst of the priests they make cardinals, and the worst of all the cardinals is made pope." Poggio's book became an internationally popular work in all countries of Western Europe, and has gone through multiple editions until modern times.

In addition Poggio's works included his Epistolae, a collection of his letters, a most insightful witness of his remarkable age, in which he gave full play to his talent as chronicler of events, to his wide range or interests, and to his most acerbic critical sense.

Revival of Latin and Greek
In the way of many humanists of his time, Poggio rejected the vernacular Italian and always wrote only in Latin, and translated works from Greek into that language. His letters are full of learning, charm, detail, and amusing personal attack on his enemies and colleagues. It is also noticeable as illustrating the Latinizing tendency of an age which gave classic form to the lightest essays of the fancy.

Poggio was a fluent and copious writer in Latin, admired for his classical style inspired from Cicero, if not fully reaching the elegance of his model, but outstanding by the standards of his age. Italy was barely emerging from what Petrarch had termed the Dark Ages, while Poggio was facing the unique challenge of making "those frequent allusions to the customs and transactions of his own times, which render his writings so interesting... at a period when the Latin language was just rescued from the grossest barbarism... the writings of Poggio are truly astonishing. Rising to a degree of elegance, to be sought for in vain in the rugged Latinity of Petrarca and Coluccio Salutati..." His knowledge of the ancient authors was wide, his taste encompassed all genres, and his erudition was as good as the limited libraries of the time allowed, when books were extremely rare and extraordinarily expensive.

Good instruction in Greek was uncommon and hard to obtain in Italy. Proficient teachers, such as Ambrogio Traversari, were few and highly valued. Manuel Chrysoloras used to be occasionally credited as having instructed Poggio in Greek during his youth, but Shepherd cites a letter by Poggio to Niccolò Niccoli stating that he began the study of Greek in 1424, in Rome at age 44 (Shepherd, p. 6). Poggio's preface to his dialogue On Avarice notes that his task was made the harder "because I can neither translate from the Greek language for our benefit, nor are my abilities such that I should wish to discuss in public anything drawn from these writings" Consequently, his knowledge of Greek never attained the quality of his Latin. His best-efforts translation of Xenophon's Cyropaedia into Latin cannot be praised for accuracy by modern standards. But he was the first critic to label it a "political romance", instead of history. He also translated Lucian's Ass, considered an influence of Apuleius's Latin masterpiece, The Golden Ass.

Invectives
Among contemporaries he passed for one of the most formidable polemical or gladiatorial rhetoricians; and a considerable section of his extant works is occupied by a brilliant display of his sarcastic wit and his unlimited inventiveness in "invectives". One of these, published on the strength of Poggio's old friendship with the new pontiff, Nicolas V, the dialogue Against Hypocrites, was actuated by a vindictive hatred at the follies and vices of ecclesiastics. This was but another instance of his lifelong obstinate denouncing of the corruption of clerical life in the 15th century. Nicholas V then asked Poggio to deliver a philippic against Amadeus VIII, Duke of Savoy, who claimed to be the Antipope Felix V — a ferocious attack with no compunction in pouring on the Duke fantastic accusations, unrestrained abuse and the most extreme anathemas.

Invectivae ("Invectives") were a specialized literary genre used during the Italian Renaissance, tirades of exaggerated obloquy aimed at insulting and degrading an opponent beyond the bounds of any common decency. Poggio's most famous "Invectives" were those he composed in his literary quarrels, such as with George of TrebizondBartolomeo Facio, and Antonio Beccadelli, the author of a scandalous Hermaphroditus, inspired by the unfettered eroticism of Catullus and Martial. All the resources of Poggio's rich vocabulary of the most scurrilous Latin were employed to stain the character of his target; every imaginable crime was imputed to him, and the most outrageous accusations proffered, without any regard to plausibility. Poggio's quarrels against Francesco Filelfo and also Niccolo Perottipitted him against well-known scholars.

Works
Poggii Florentini oratoris et philosophi Opera : collatione emendatorum exemplarium recognita, quorum elenchum versa haec pagina enumerabit, Heinrich Petri ed., (apud Henricum Petrum, Basel, 1538)
Poggius Bracciolini Opera Omnia, Riccardo Fubini ed., 4 vol. Series: Monumenta politica et philosophica rariora. (Series 2, 4–7; Torino, Bottega d'Erasmo, 1964-1969)
Epistolae, Tommaso Tonelli ed. (3 vol., 1832–61); Riccardo Fubini ed. (1982, re-edition of vol. III of Opera Omnia)
Poggio Bracciolini Lettere, Helen Harth ed., Latin and Italian, (3 vol., Florence: Leo S. Olschki, 1984-7)
The Facetiae, Bernhardt J. Hurwood transl. (Award Books, 1968)
Facetiae of Poggio and other medieval story-tellers, Edward Storer transl., (London: G. Routledge & Sons & New York: E.P. Dutton, 1928) Online version
Phyllis Walter Goodhart Gordon transl., Two Renaissance Book Hunters: The Letters of Poggius Bracciolini to Nicolaus De Niccolis (Columbia Un. Press, 1974, 1991)
Beda von Berchem transl., The infallibility of the Pope at the Council of Constance; the trial of Hus, his sentence and death at the stake, in two letters, (C. Granville, 1930) (The authenticity of this work is in debate since the earliest edition discovered was in German in the 1840s.)


10. ROBERTO VALTURIO

    1405 - 1475

è stato uno storico italiano

Famiglia e biografia

Era figlio di Cicco o Abramo, della famiglia "Valtùri" o "de Valturibus" o ancora "Valturribus"), che si era trasferito da Macerata Feltria a Rimini per esercitarvi l'insegnamento e scritto alla "Matricola dei notai" dal 1395. Il fratello Iacopo, molto più anziano (già notaio nel 1398) fece carriera nell'amministrazione pontificia e morì nel 1437 o 1438. Dei figli di costui, Carlo proseguì la carriera amministrativa e fu in seguito segretario di Sigismondo Pandolfo Malatesta, mentre Manfredo insegnò grammatica a Bologna. L'altro fratello di Roberto, Pietro, ebbe in signoria il castello di Torrito presso Sarsina dal Malatesta.

Roberto, educato alla scuola del padre, fu lettore di retorica e poesia dal 1427 al 1437 presso l'Università di Bologna (allora chiamata "Studio"). Si trasferì nel 1438 probabilmente presso la curia di Roma, dove forse subentrò negli incarichi lasciati dal nipote Carlo.

Tornato a Rimini nel 1446, si sposò con Diana, figlia di Rainirolo Lazari e vedova, ed entrò a far parte del "Consiglio privato" di Sigismondo Pandolfo Malatesta. In questa veste ebbe frequenti contatti con Roma, dove compì diversi viaggi e fu grandemente considerato dai contemporanei.

Alla sua morte nel 1475, aveva lasciato i propri libri al convento di San Francesco, dove venne realizzata appositamente nel 1490 una biblioteca, in seguito andata dispersa: parte dei manoscritti passarono alla Biblioteca Gambalunghiana nel XVII secolo.

La sua sepoltura si trova sul fianco del Tempio Malatestiano, tra i personaggi di spicco della corte malatestiana.

Le opere

"De re militari"

Tra il 1446 e il 1455 compose la sua opera principale, il trattato De re militari.

Dopo una prefazione con dedica a Sigismondo Pandolfo Malatesta, un elenco delle fonti classiche utilizzate e una premessa sulla storia dell'arte della guerra, tratta dei seguenti argomenti:

libri I-V: qualità del condottiero e virtù di cui deve essere dotato (prudenza, fortezza, giustizia e temperanza), per ognuna della quale sono riportati esempi di stratagemmi e consigli;

libri VI e VII: l'arte della guerra presso gli antichi Romani: dagli usi e credenze religiose nelle dichiarazioni di guerra e nella stipula delle alleanze o della pace, alle caratteristiche dei soldati e dei cavalli nell'esercito, alle qualità dei comandanti, alle manovre militari, agli accampamenti (scelta del luogo e organizzazione), alle truppe ausiliare e all'uso di esploratori e informatori e ai modi di assalto ad altri accampamenti;

libri VIII-XII: lessici voci suddivise tra diversi argomenti:

libro VIII: uffici pubblici (militari, civili e religiosi) e categorie di combattenti;

libro IX: formazioni militari, momenti e usi del combattimento;

libro X: insegne, gradi, vesti militari, armi difensive e offensive, macchine da guerra e artiglierie;

libro XI: guerra navale: vari tipi di barche e materiali connessi; vi è compresa la trattazione dell'astrologia necessaria per la navigazione e la trattazione storica degli eserciti e flotte delle antichità e sulle più notevoli imprese;

libro XII: trionfi e onorificenze militari.

L'opera rappresenta una puntuale ricostruzione storica basata sulle fonti antiche allora conosciute, mentre manca ogni accenno all'evoluzione successiva dell'arte militare e le uniche figure medioevali a cui si accenna sono Artù e Carlo Magno. La nascente artiglieriaviene trattata di sfuggita, rimandando per lo più a delle illustrazioni, forse di Matteo Pasti. Unica eccezione i doverosi riferimenti a Sigismondo Malatesta, che aveva promosso l'opera e la descrizione della Rocca Malatestiana e del Tempio malatestiano di Rimini.

La fortuna dell'opera

L'opera ebbe larga divulgazione: ne possedettero copie il re di Francia Luigi XI di Francia, il re d'Ungheria Mattia Corvino, il duca di Urbino Federico da Montefeltro e il signore di Firenze Lorenzo de' Medici.

Diversi manoscritti, datati tra il 1462 e il 1470, provenivano dalla bottega, probabilmente riminense di un certo "Sigismondo di maestro Niccolò". Tra i manoscritti conservati diversi contengono appendici con lettere scritte all'autore o componimenti a lui dedicati.

La prima edizione a stampa si ebbe a Verona nel 1472 e una nuova edizione, accompagnata da una traduzione in volgare ad opera di Paolo Ramusio, si ebbe ancora a Verona nel 1483. Da questa edizione derivarono quelle di Parigi (1532 e 1534, a cui seguì nel 1555 la versione in francese). I disegni di armamenti contenuti in quest'opera furono spudoratamente imitati da Leonardo da Vinci nei suoi progetti di armi proposti al duca Ludovico il Moro nel 1482 a Milano.


11. LUCA PACIOLI

ca. 1445 - 1517


Pacioli

Luca Pacioli avec son élève Guidobaldo Ier de Montefeltro (1495)
attribué à Jacopo de' Barbarimusée Capodimonte de Naples.
https://fr.wikipedia.org/wiki/Petit_rhombicubocta%C3%A8dre
Dans le portrait de Luca Pacioli par Jacopo de' Barbari, le polyèdre suspendu, à gauche de l’image, 
est un petit rhombicuboctaèdre de verre à moitié rempli d'eau. 
Le dodécaèdre régulier en bas à droite est construit à partir d’un patron.
Le rhombicuboctaèdre de Michel Coignet est un cadran solaire portatif en bronze construit au xvie siècle.

Fra Luca Bartolomeo de Pacioli was an Italian mathematicianFranciscan friar, collaborator with Leonardo da Vinci, and an early contributor to the field now known as accounting. He is referred to as "The Father of Accounting and Bookkeeping" in Europe and he was the first person to publish a work on the double-entry system of book-keeping on the continent. He was also called Luca di Borgo after his birthplace, Borgo SansepolcroTuscany.

Life

Luca Pacioli was born between 1446 and 1448 in the Tuscan town of Sansepolcro where he received an abbaco education. This was education in the vernacular (i.e., the local tongue) rather than Latin and focused on the knowledge required of merchants. His father was Bartolomeo Pacioli; however, Luca Pacioli was said to have lived with the Befolci family as a child in his birth town Sansepolcro. He moved to Venice around 1464, where he continued his own education while working as a tutor to the three sons of a merchant. It was during this period that he wrote his first book, a treatise on arithmetic for the boys he was tutoring. Between 1472 and 1475, he became a Franciscan friar. Thus, he could be referred to as Fra ('Friar') Luca.

In 1475, he started teaching in Perugia, first as a private teacher, from 1477 holding the first chair in mathematics. He wrote a comprehensive textbook in the vernacular for his students. He continued to work as a private tutor of mathematics and was instructed to stop teaching at this level in Sansepolcro in 1491. In 1494, his first book, Summa de arithmetica, geometria, Proportioni et proportionalita, was published in Venice. In 1497, he accepted an invitation from Duke Ludovico Sforza to work in Milan. There he met, taught mathematics to, collaborated, and lived with Leonardo da Vinci. In 1499, Pacioli and Leonardo were forced to flee Milan when Louis XII of France seized the city and drove out their patron. Their paths appear to have finally separated around 1506. Pacioli died at about the age of 70 on 19 June 1517, most likely in Sansepolcro where it is thought that he had spent much of his final years.

Mathematics

Pacioli published several works on mathematics, including:

Tractatus mathematicus ad discipulos perusinos (Ms. Vatican Library, Lat. 3129), a nearly 600-page textbook dedicated to his students at the University of Perugia where Pacioli taught from 1477 to 1480. The manuscript was written between December 1477 and 29 April 1478. It contains 16 sections on merchant arithmetic, such as barter, exchange, profit, mixing metals, and algebra. One part of 25 pages is missing from the chapter on algebra. A modern transcription has been published by Calzoni and Cavazzoni (1996) along with a partial translation of the chapter on partitioning problems.

Summa de arithmetica, geometria. Proportioni et proportionalita (Venice 1494), a textbook for use in the schools of Northern Italy. It was a synthesis of the mathematical knowledge of his time and contained the first printed work on algebra written in the vernacular (i.e., the spoken language of the day). It is also notable for including one of the first published descriptions of the bookkeeping method that Venetian merchants used during the Italian Renaissance, known as the double-entry accounting system. The system he published included most of the accounting cycle as we know it today. He described the use of journals and ledgers, and warned that a person should not go to sleep at night until the debits equalled the credits. His ledger had accounts for assets (including receivables and inventories), liabilities, capital, income, and expenses — the account categories that are reported on an organization's balance sheet and income statement, respectively. He demonstrated year-end closing entries and proposed that a trial balance be used to prove a balanced ledger. He is widely considered the "Father of Accounting". Additionally, his treatise touches on a wide range of related topics from accounting ethics to cost accounting. He introduced the Rule of 72, using an approximation of 100*ln 2 more than 100 years before Napier and Briggs.

De viribus quantitatis (Ms. Università degli Studi di Bologna, 1496–1508), a treatise on mathematics and magic. Written between 1496 and 1508, it contains the first reference to card tricks as well as guidance on how to juggle, eat fire, and make coins dance. It is the first work to note that Leonardo was left-handed. De viribus quantitatis is divided into three sections: mathematical problems, puzzles, and tricks, along with a collection of proverbs and verses. The book has been described as the "foundation of modern magic and numerical puzzles", but it was never published and sat in the archives of the University of Bologna, where it was seen by only a small number of scholars during the Middle Ages. The book was rediscovered after David Singmaster, a mathematician, came across a reference to it in a 19th-century manuscript. An English translation was published for the first time in 2007.

Geometry (1509), a Latin translation of Euclid's Elements.

Divina proportione 

(written in Milan in 1496–98, published in Venice in 1509). 

Two versions of the original manuscript are extant, one in the Biblioteca Ambrosiana in Milan, the other in the Bibliothèque Publique et Universitaire in Geneva. The subject was mathematical and artistic proportion, especially the mathematics of the golden ratio and its application in architecture. Leonardo da Vinci drew the illustrations of the regular solids in Divina proportione while he lived with and took mathematics lessons from Pacioli. Leonardo's drawings are probably the first illustrations of skeletal solids, which allowed an easy distinction between front and back. The work also discusses the use of perspective by painters such as Piero della FrancescaMelozzo da Forlì, and Marco Palmezzano.

Translation of Piero della Francesca's work

The majority of the second volume of Summa de arithmetica, geometria. Proportioni et proportionalita was a slightly rewritten version of one of Piero della Francesca's works. The third volume of Pacioli's Divina proportione was an Italian translation of Piero della Francesca's Latin writings On [the] Five Regular Solids. In neither case, did Pacioli include an attribution to Piero. He was severely criticized for this and accused of plagiarism by sixteenth-century art historian and biographer Giorgio Vasari. R. Emmett Taylor (1889–1956) said that Pacioli may have had nothing to do with the translated volume Divina proportione, and that it may just have been appended to his work. However, no such defence can be presented concerning the inclusion of Piero della Francesca's material in Pacioli's Summa.

Impact on accounting and business

Pacioli dramatically affected the practice of accounting by describing the double-entry accounting method used in parts of Italy. This revolutionized how businesses oversaw their operations, enabling improved efficiency and profitability. The Summa's section on accounting was used internationally as an accounting textbook up to the mid-16th century. The essentials of double-entry accounting have for the most part remain unchanged for over 500 years. "Accounting practitioners in public accounting, industry, and not-for-profit organizations, as well as investors, lending institutions, business firms, and all other users for financial information are indebted to Luca Pacioli for his monumental role in the development of accounting."

The ICAEW Library's rare book collection at Chartered Accountants' Hall holds the complete published works of Luca Pacioli. Sections of two of Pacioli's books, 'Summa de arithmetica' and 'Divina proportione' can be viewed online using Turning the Pages, an interactive tool developed by the British Library.

Chess

Luca Pacioli also wrote an unpublished treatise on chess, De ludo scachorum (On the Game of Chess). Long thought to have been lost, a surviving manuscript was rediscovered in 2006, in the 22,000-volume library of Count Guglielmo Coronini. A facsimile edition of the book was published in Pacioli's home town of Sansepolcro in 2008. Based on Leonardo da Vinci's long association with the author and his having illustrated Divina proportione, some scholars speculate that Leonardo either drew the chess problems that appear in the manuscript or at least designed the chess pieces used in the problems.

LEONARDO DA VINCI: FREUNDSCHAFT MIT LUCA PACCIOLI

Nach dem Erfolg seines Abendmahls fuhr Leonardo mit der Arbeit am Sforza-Monument – dem Cavallo – fort, dessen sieben Meter hohes Tonmodell bereits drei Jahre lang im Corte Vecchio des Castello stand und allgemein bewundert wurde. Nun sollte das Monument in Bronze gegossen werden. 

Sforza

Leonardo da Vinci: Studio per il primo progetto, 1489
https://de.wikipedia.org/wiki/Leonardo_da_Vinci#/media/File:Leonardo_da_Vinci_-_Study_for_an_equestrian_monument_(recto)_-_Google_Art_Project.jpg

Hilfe für die schwierigen Berechnungen für den Bronzeguss bekam Leonardo von dem Mathematiker Luca Pacioli aus Borgo San Sepolcro, dessen Summa de aritmetica, geometrica etc. Leonardo bei ihrer Ersterscheinung in Pavia erworben hatte. Der Mathematiker bewunderte Leonardos Malereien und Skulpturen und mehr noch seine mathematischen, physikalischen und anatomischen Forschungen, die er in den Manuskriptsammlungen Leonardos kennenlernte. Beide arbeiteten an Paciolis nächstem Buch De divina proportione („Über das göttliche Verhältnis“), das den Goldenen Schnitt behandelte. Auch die seit der Antike bestehende mathematische Aufgabenstellung zur Quadratur des Kreises versuchten beide zu lösen.

Bald beteiligte sich Pacioli auch an der Fertigstellung der Innendekoration bestimmter Kammern des Castello, der Saletta Negra und der Sala delle Asse, die bereits von anderen Künstlern begonnen worden war. Bei Reparaturarbeiten Ende des 19. Jahrhunderts legte Paul Müller-Walde unter den neu verputzten und getünchten Raumdecken Spuren von Leonardos Handwerk frei; so wurden in der großen Sala delle Asse viele Spuren Leonardos gefunden. Ein Großteil der Dekoration war gut erhalten und deshalb restaurierbar.

Für diese und andere künstlerische Arbeiten wurde Leonardo 1498 mit einem Garten außerhalb der Porta Vercelli belohnt, zu einer Zeit, als Geld nur spärlich floss und sein Gehalt lange im Rückstand war. Aber wiederum konnte er die Aufgabe nicht beenden, genauso wie das Bronzemonument, das der Herzog aus Mangel an Bronze (die er für Waffen benötigte) schließlich einstellen ließ. Dies half ihm aber nicht, seine Vertreibung im Jahre 1499 durch den französischen König Ludwig XII. zu verhindern. Ludovico musste fliehen, Leonardo und andere Künstler verließen Mailand.


LUCA PACIOLI: DIVINA PROPORTIONE

Author: Luca Pacioli
Illustrator: Leonardo da Vinci
Venice 1509

Divina proportione (Divine proportion), later also called De divina proportione (The divine proportion) is a book on mathematics written by Luca Pacioli and illustrated by Leonardo da Vinci, composed around 1498 in Milanand first printed in 1509. Its subject was mathematical proportions (the title refers to the golden ratio) and their applications to geometry, visual art through perspective, and architecture. The clarity of the written material and Leonardo's excellent diagrams helped the book to achieve an impact beyond mathematical circles, popularizing contemporary geometric concepts and images.

Contents of the book
The book consists of three separate manuscripts, which Pacioli worked on between 1496 and 1498. He credits Fibonacci as the main source for the mathematics he presents.

Compendio divina proportione
The first part, Compendio divina proportione (Compendium on the Divine Proportion), studies the golden ratio from a mathematical perspective (following the relevant work of Euclid) and explores its applications to various arts, in seventy-one chapters.[1] Pacioli points out that golden rectangles can be inscribed by an icosahedron,[5] and in the fifth chapter, gives five reasons why the golden ratio should be referred to as the "Divine Proportion":
Its value represents divine simplicity.
Its definition invokes three lengths, symbolizing the Holy Trinity.
Its irrationality represents God's incomprehensibility.
Its self-similarity recalls God's omnipresence and invariability.
Its relation to the dodecahedron, which represents the quintessence
It also contains a discourse on the regular and semiregular polyhedra, as well as a discussion of the use of geometric perspective by painters such as Piero della FrancescaMelozzo da Forlì and Marco Palmezzano.

De Divina Proportione, Pars Prima:

Del condecente titulo del presente tractato. Cap. V.

P Arme del nostro tractato excelso. D. el suo condecentesi titulo douer essere dela diuina proportione. E questo per molte simili conuenientie quali trouo in la nostra proportione dela quale in questo nostro vtilissimo discorso inte(n)demo a epso dio spectanti. Dele quali fra le altre quatro ne prendaremo a si fficientia del nostro proposito.
La prima e che lei sia vnasola e non piu eno(n) e possibili di lei asegnare altre specie ne differentie. La quale vnita sia el supremo epiteto de epso idio secondo tutta la scola theologica e anche philosophica.
La seconda conuenie(n)tia e dela sancta trinita. Cioe si commo on diuinis vna medesuna substa(n)tia sia fra tre persone padre figlio e spirito sancto. Cosi vna medesima proportione de questa sorte sempre conuen se troui fra tre termini. e mai ne in piu ne in manco se po trouare.como se dira.
La terça conuenie(n)tia e che si commo idío propriamente non se po diffinire ne per parolle a noi inte(n)dere. cosi questa nostra proportione non se po mai per numero intendibile asegnare ne per quantita alcuna rationale exprimere: ma sempre sia occulta e secreta e dali Mathematici chiamata irrationale.
La quarta conuenientia e che si commo idio man non se po mutare, e sia tutto in tutto e tutto in ogni parte, cosi la presente nostra proportione sempre in ogni quantita continua e discretato sienno grandi o sienno picole sia vna medesima e sempre iuarabile e per verum modo se po mutare ne anco per intellecto altramate apprendere. commo el nostro processo demostrara.
La quinta conuenientia se po non immeritamente a le predicte arogere cioe. Si commo idio lessere conferesci alla virtu celeste per altro nome detta quinta  essentia e mediante quella ali altri quatro corpi semplici. cioe ali quatro elementi. Terra.Aqua.Aire. E fuoco. E per questi lessere a cadauno altra cosa in natura.

Cosi questa nostra sancta porportione esser formale da (secondo lantico Platone in suo Timeo) e epso cielo atribuendoli la figura del corpo detto Duodecedron. altrame(n)te corpo de r. pentagoni. El quale commo desotto se mostrara senç la nostra proportiione non e possibile poter se formare. E similme(nte) a ciascuno de li altri elementi sua propria forma asegna fra loro perniun modo coincidenti. cioe al fuoco la fitura pyramidale detta Tetracedron. A la tera la figura cubica detta exacedro(n). A laire la figura detta octocedro(n). E alaqua quella detta ycocedro(n). E queste tal forme e figure dali sapienti tutti corpi regulari so(n)no nuncupate. Como sptatamente disetto de cadauno se dira. E poi mediatisti a infiniti altri corpi detti depe(n)denti. Li quali, 5. regulari no(n) e possibile fra loro poterse proportionare ne dala spera poterse intendere circo scriptibili sença la nostra deta proportione. E che desotto tutto apparera. La quali conuenientie.benche altro assai bene potesse adure. queste ala condecente denominatione del presente compendio sienno p sufficientia assenate
 
(transcription by Rafael Capurro)


Trattato dell'architettura
The second part, Trattato dell'architettura (Treatise on Architecture), discusses the ideas of Vitruvius (from his De architectura) on the application of mathematics to architecture in twenty chapters. The text compares the proportions of the human body to those of artificial structures, with examples from classical Greco-Roman architecture.

Libellus in tres partiales divisus
The third part, Libellus in tres partiales divisus (Book divided into three parts), is mainly an Italian translation of Piero della Francesca's Latin writings On [the] Five Regular Solids ("De quinque corporibus regularibus")[1] and mathematical examples.[7] In 1550 Giorgio Vasari wrote a biography of della Francesca, in which he accused Pacioli of plagiarism and claimed that he stole della Francesca's work on perspective, on arithmetic and on geometry.[1]

Illustrations
After these three parts are appended two sections of illustrations, the first showing twenty-three capital letters drawn with a ruler and compass by Pacioli and the second with some sixty illustrations in woodcut after drawings by Leonardo da Vinci.[9] Leonardo drew the illustrations of the regular solids while he lived with and took mathematics lessons from Pacioli. Leonardo's drawings are probably the first illustrations of skeletonic solids which allowed an easy distinction between front and back.

Another collaboration between Pacioli and Leonardo existed: Pacioli planned a book of mathematics and proverbs called De Viribus Quantitatis (The powers of numbers) which Leonardo was to illustrate, but Pacioli died before he could publish it.[10]

History

Pacioli produced three manuscripts of the treatise by different scribes. He gave the first copy with a dedication to the Duke of Milan, Ludovico il Moro; this manuscript is now preserved in Switzerland at the Bibliothèque de Genève in Geneva. A second copy was donated to Galeazzo da Sanseverino and now rests at the Biblioteca Ambrosiana in Milan. The third, which has gone missing, was given to Pier Soderini, the Gonfaloniere of Florence.[11] On 1 June 1509 the first printed edition was published in Venice by Paganino Paganini;[12] it has since been reprinted several times.


Pacioli M
 
Architectural letter 'M' of Divina proportione
https://en.wikipedia.org/wiki/Divina_proportione


Leonardo Pacioli
Woodcut illustrating the proportions of the human face 
from the second part of Divina proportione, which covers the Vitruvian system
https://en.wikipedia.org/wiki/Luca_Pacioli

Leonardo
                                      Rhombenkuboktaeder  
Leonardos Darstellung eines Rhombenkuboktaeders für Luca Paciolis De Divina Proportione
https://en.wikipedia.org/wiki/Divina_proportione


The book was displayed as part of an exhibition in Milan between October 2005 and October 2006 together with the Codex Atlanticus.The "M" logo used by the Metropolitan Museum of Art in New York was adapted from one in Divina proportione.
See also

Frederik Macody Lund
Samuel Colman

References
Jump up to:a b c d e O'Connor, J J; Robertson, E F (July 1999). "Luca Pacioli". School of Mathematics and Statistics. University of St Andrews. Retrieved 15 January 2015.
^ Hart, George W. "Luca Pacioli's Polyhedra". Virtual Polyhedra. Retrieved 23 January 2015.
^ Hoechsmann, Klaus Hoechsmann (1 April 2001). "The Rose and the Nautilus"University of British Columbia. Retrieved 15 January 2015.
^ Livio 2003, p. 130.
^ Livio 2003, p. 132.
^ Livio 2003, pp. 130, 131.
Jump up to:a b Gardes, Michel (20 June 2001). "La Divine Proportion de Luca Pacioli" (in French). Académie de Poitiers. Archived from the original on 27 January 2015. Retrieved 15 January 2015.
^ Field, J F (1997). "Rediscovering the Archimedean polyhedra: Piero della Francesca, Luca Pacioli, Leonardo da Vinci, Albrecht Dürer, Daniele Barbaro, and Johannes Kepler". Arch. Hist. Exact Sci. 50 (3–4): 241–289.
^ "Divina proportione, after Leonardo da Vinci". The Collection Online. Metropolitan Museum of Art, New York. Retrieved 15 January 2015.
^ Livio 2003, p. 137.
^ Di Teodoro, Francesco Paolo (2014). "PACIOLI, Luca". Dizionario Biografico degli Italiani (in Italian). 80. Treccani. Retrieved 30 January 2015.
^ Nuovo, Angela (2014). "PAGANINI, Paganino". Dizionario Biografico degli Italiani (in Italian). 80. Treccani. Retrieved 27 January 2015.
^ "The Virtual Codex Atlanticus". Leonardo3. Retrieved 15 January 2015.
^ "Renaissance 'M' Bookmark". The Met Store. Metropolitan Museum of Art, New York. Retrieved 15 January 2015.

Works cited
Livio, Mario (2003) [2002]. The Golden Ratio: The Story of Phi, the World's Most Astonishing Number (First trade paperback ed.). New York City: Broadway BooksISBN 978-0-7679-0816-0.

External links
Full text of original edition
Full text of 1509 edition
Title page of a reprint in Vienna, 1889
A video featuring a 1509 edition on display at Stevens Institute of Technology
Full text of original edition (1498) in English


De Divina Proportione
https://it.wikipedia.org/wiki/De_Divina_Proportione

Le copie originali

Luca Pacioli fece eseguire tre copie del trattato da amanuensi diversi; di queste copie se ne sono conservate due, una presso la Biblioteca Ambrosiana a Milano e la seconda presso la Bibliothèque Publique et Universitaire di Ginevra in Svizzera. Pacioli regalò la prima copia con dedica a Ludovico il Moro ed è quella conservata in Svizzera, un'altra copia fu invece regalata a Galeazzo Sanseverino, quella di Milano, mentre la terza, della quale si sono perse le tracce, fu invece offerta a Pier Soderini, Gonfaloniere di Firenze. Il Divina Proportione viene quindi stampato a Venezia nel 1509 ad opera di Paganino Paganini (A. Paganius Paganinus characteribus elegantissimis accuratissime imprimebat). Luca Pacioli lavora al Divina Proportione dal 1496 fino alla fine del 1497; nella versione a stampa, alla fine della prima parte, quella più strettamente connessa con la sezione aurea, il frate data il momento in cui termina il suo lavoro: Finis adi decembre in Milano nel nostro almo convento MCCCCXCVII (dicembre 1497).

Contenuto

Nel suo lavoro Pacioli riprende molte opere precedenti, tra cui la nota De prospectiva pingendi di Piero della Francesca. La proporzione divina, secondo Luca Pacioli, si applica a tutte le arti ed è necessario che tutti gli uomini di ingegno abbiano una copia dell'opera da cui avranno diletto e nuova conoscenza: "Opera a tutti gl'ingegni perspicaci e curiosi necessari, ove ciascun studioso di Philosophia, Prospectiva, Pictura, Scultura, Architectura, Musica e altre Mathematice, suavissima sottile e admirabile doctrina consequirà e delectarassi co' varie questione de secretissima scientia".

La versione a stampa del 1509 è composta da tre parti ben distinte, la prima in 71 capitoli che tratta del rapporto aureo e delle sue applicazioni nelle varie arti; la seconda in 20 capitoli è invece un trattato di architettura che si rifà alla teoria di Vitruvio; la terza parte è in realtà la traduzione in italiano del Libellus de quinque corporibus regularibus di Piero della Francesca sui cinque solidi regolari. Per questo il frate toscano verrà poi accusato di plagio dal Vasari. Al termine delle tre parti vi sono due sezioni di illustrazioni, la prima con le lettere maiuscole dell'alfabeto disegnate utilizzando riga e compasso da Luca Pacioli stesso e la seconda con le 60 tavole di Leonardo.

Bibliografia

E. Giusti, C. Maccagni, Luca Pacioli e la matematica del Rinascimento, Firenze, Giunti 1994;
S.A. Jayawardene, Luca Pacioli, Dictionary of Scientific Biography, New York, C.Scribner's Sons, X (1974) pp. 269–272;
A. Marinoni, Leonardo, Luca Pacioli e il "De ludo geometrico", Atti Mem. Accad. Petrarca, 40 (1970-2) pp. 180–205;
G. Masotti Biggiogero, Luca Pacioli e la sua "Divina Proportione", Rend. Ist. Lombardo Sci. Lett., 94 (1960) pp. 3–30;
E. Ulivi, Luca Pacioli. Una biografia scientifica, in Luca Pacioli e la matematica del Rinascimento, Firenze, Giunti 1994, pp. 15–78;
V. Vianello, Luca Pacioli nella storia della ragioneria, Messina 1986;
L. Pacioli, De Divina Proportione. Riproduzione anastatica della copia conservata presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano (manoscritto 170 sup.), Editore: Silvana Ed., Milano, (2010), ISBN 8836617891;
L. Pacioli, De Divina Proportione, Riproduzione anastatica della copia conservata presso la Bibliothèque de Genève (ms. Langues Etrangères n. 210). Editore: Aboca Edizioni, Sansepolcro. 8895642422;
La copia del trattato stampato del 1509 è disponibile on line al sito: https://archive.org/details/divinaproportion00paci



12. PAGANINO PAGANINI

ca. 1450 - 1538

Paganino Paganini (Latin: Paganinus de Paganinis; c. 1450–1538), was an Italian printer and publisher from the Republic of Venice during the Renaissance. He was the original publisher of Luca Pacioli's mathematical works, Summa de arithmetica and De divina proportione, and of what is thought to be the first printed version of the Quran in Arabic.[1]

Life
Born in Brescia in the mid-fifteenth century, Paganini moved to Venice at a young age. In Venice he entered the field of publishing in 1483, working with publishers Bernardino Benali and Giorgio Arrivabene.[2] In 1487 he printed and published his first independent work, a copy of the Roman Missal (published for the first time in 1474). In the following years he devoted himself to the printing of various works on theology and jurisprudence, including an exceptional Bible with accompanying illustrations and commentary by Nicholas of Lyra.[3] His publications also included significant works on mathematics and politics.
In 1517 he returned with his son Alessandro and his wife to Brescia, where he founded his own print shop in the monastery on Isola del Garda; he later settled in the town of Toscolano, which today is part of the municipality of Toscolano-Maderno. Here he continued his collaboration with his son, also a printer and publisher, printing numerous Latin and Italian classics in small format.[4] In his later years he moved to the town of Cecina, also currently part of Toscolano-Maderno, where he died in 1538.[1]

Notable works
Among Paganini's most notable publications were three mathematical writings of Luca Pacioli: Pacioli's Summa de arithmetica (1494), De divina proportione (1509), and his Italian translation of Euclid's Elements (1509). He also published Vergerio's De Republica Veneta liber primus in 1526, contributing to the work's influence on Venetian politics in the early sixteenth century.[5]

First printed Arabic Quran
Between 1537 and 1538 Paganini and his son published what was probably the first printed edition of the Quran in Arabic.[6] This work was likely intended for export to the Ottoman Empire, with which Venice had extensive trade ties. In the end, the venture was unsuccessful; the entire print run is reported by various contemporaries to have been lost, though the explanations for the disappearance vary widely. However, one copy of this printed Quran was found in 1987 in a monastery in Isola di San Michele (Venice).[7]

References
Jump up to:a b Nuovo, Angela (2014). "PAGANINI, Paganino". Dizionario Biografico degli Italiani (in Italian). 80. Treccani. Retrieved 27 January 2015.
^ Duggan, Mary Kay (1992). Italian Music Incunabula: Printers and Type. University of California Press. p. 284.
^ "Venetian Bible of 1495". Bridwell Library. Southern Methodist University. Retrieved 27 January 2015.
^ "[1527/33], [Toscolano]: PAGANINO AND ALESSANDRO PAGANINI". ItalNet. Retrieved 27 January 2015.
^ Martin, John Jeffries (1993). Venice's Hidden Enemies: Italian Heretics in a Renaissance City. University of California Press. p. 33.
^ Nuovo, Angela (2013). The Book Trade in the Italian Renaissance. p. 79.
^ Norman, Jeremy (26 May 2014). "First Printed Edition of the Qur'an in Arabic, of Which One Copy Survived". History of Information. Retrieved 27 January 2015.
 


13. BENEDETTO DEI

1418  1492

was an Italian poet and historian. He spent the majority of his life in Florence, where he was an adjutant to the Medici and to the Portinari, a merchant house.

Dei's most significant work was his chronicle of Florentine art, culture, and money, The Chronicle of the Years 1400 to 1500. The book is an exhaustive classification of virtually everyone of note in the city at the time, and remains a key resource for research in Florentine history. He was also a significant member of several intellectual circles, and a number of his letters to and from prominent figures in Florence and throughout northern Italy survive.

Dei also travelled extensively, drumming up trade for the Florentine mercantile houses. Besides business trips to England, Germany, and France, Dei spent time in the Middle East and Africa; he writes in his chronicle and in letters of visits to Beirut, Jerusalem, Carthage, Sfax, Oran, and Timbuktu, among others.

References

Dei, Benedetto. La cronica dall’anno 1400 all’anno 1500. Ed. Roberto Barducci; preface by Anthony Molho. Florence: F. Papafava, 1985.

 

https://es.wikipedia.org/wiki/Benedetto_Dei

Benedetto Dei (4 de marzo de 1418-28 de agosto de 1492) fue un poeta e historiador italiano. Pasó la mayor parte de su vida en Florencia, donde trabajó como edecán para los Médici, como comerciante y diplomático.

Biografía

Nació en Florencia el 4 de marzo de 1418. Hijo de Domenico di Deo y Tadea de Milano Salvini. Su padre de profesión orfebre, formó parte de la clase política florentina.

Se inició en el arte de la seda y la lana alrededor de 1440 menester que le obligaba a viajar y que lo condujo a Roma donde residió como huésped en el Banco y casa de los Médici, durante la toma de poder de Niccolò Fortebraccio (1433-1434). Fue esta cercanía a los Médici la que le valió experiencia en la administración de la guerra como edecán así como viajes y relaciones políticas.

Fue nombrado comisario en la Castellina y en Rincine en 1452 con la misión de expulsar de Florencia a Alfonso V de Aragón y a sus aliados sieneses, contienda que concluyó en 1454 con la paz de Lodi.

En 1458 tomó parte junto con su amigo Girolamo Machiavelli en la reacción contra el golpe de estado organizado por Luca Pitti.

En 1460 comenzaron sus innumerables viajes a través del Mediterráneo hasta la corte de Mehmed II con fines mercantiles y político-diplomáticos. Apadrinado por los Médici se convirtió en embajador del Sultán y a su regreso a Italia en 1467 trajo consigo regalos y animales exóticos para Lorenzo de Médici.

Los objetos que traía consigo de sus viajes fueron una fuente de inspiración para su amigo, el eminente Leonardo da Vinci, quien le envió la famosa carta del Gigante, esbozo de una novela de aventuras.1​ ​

Al poco tiempo viajó a París prosiguiendo su labor como explorador encomendada por los Médici y tras volver en 1471 obtuvo la conducción de la galera de la guardia de Pisa.

En 1473 elaboró su trabajo más significativo, su crónica sobre el arte florentino, la cultura y el dinero; La Crónica de los años 1400 a 1500. El libro es una exhaustiva clasificación de prácticamente todas las personalidades notables en la ciudad de la época, descripciones urbanísticas y noticias históricas. A día de hoy, sigue siendo un recurso clave en la investigación de la historia de Florencia. Dei fue un miembro relevante en varios círculos intelectuales y muchas de las cartas que intercambió con figuras prominentes de Florencia y del norte de Italia, han perdurado hasta nuestros días.3

En la guerra de 1480 estuvo al servicio de Ugo de San Severino y al término de ésta, Dei viajó a Milán donde comenzó a trabajar en la corte de Ludovico el Moro. Allí comenzó a despuntar como informador político que le valió el sobrenombre de "tromba della verità" (trompeta o clarín de la verdad).

De hecho, se conoce su faceta como compilador de noticias semanales bajo el título de "nuove e d'Asia e d'Africa e d'Europe" que abastecía a diplomáticos y miembros de la corte.4

Dei viajó extensamente, consiguiendo mercado para los comerciantes florentinos. Además de los viajes de negocios a Inglaterra, Alemania y Francia, Dei visitó Turquía, el Mar Negro, los Balcanes, Grecia, Bosnia, Dalmacia y África.5​ En su crónica y cartas hace referencia asimismo, a sus visitas a BeirutJerusalénCartagoSfaxOrán o Timbuktu6​ entre otros.

Regresó a Florencia a la edad de 73 años, donde se le solicitó ayuda para visitar a los Bentivoglio en Bolonia. Murió en su ciudad natal el 28 de agosto de 1492 donde fue sepultado en la Basílica del Santo Spirito, en la capilla Dei. Tras el altar mayor se encuentra una efigie suya junto a los Tornabuoni y otras eminentes personalidades florentinas.

Obra

Dei, Benedetto (1985). La cronica dall’anno 1400 all’anno 1500. Ed. Roberto Barducci; preface by Anthony Molho. Florence: F. Papafava.

Referencias

 Brion, Marcel (2002). Leonardo de Vinci: La encarnación del genio. Ediciones B - Mexico. p. 409. Páginas 63, 224, 228
 R.H. Shamsuddín Elía. «Ornamentos y decoración del arte islámico». www.islamyal-andalus.org. Archivado desde el original el 8 de noviembre de 2007. Consultado el 03, 06, 2008. Página 418
 www.nuovorinascimento.org. «Analisi del sonetto. In principio era buio, e buio fia di Luigi Pulci» (en italiano). Consultado el 03, 06, 2008.Carta de Luigi Pulci a Benedetto Dei
 Infelise, Mario (2005). «El origen de las gacetas». www.raco.cat. Consultado el 02, 06, 2008.
 «Las primeras "descobertas" africanas en tiempos de Don Enrique "El Navegante"». www.mgar.net. Consultado el 02, 06, 2008.
 Herrmann, Paul. «Conquest by Man». www.millersville.edu (en inglés). Archivado desde el original el 27 de octubre de 2008. Consultado el 02, 06, 2008. Página 418
 www.uni-saarland.de. «Neuerwerbungen des Historischen Instituts des Universität des Saarlandes. Juli - Dezember 2006» (en alemán). Consultado el 03, 06, 2008. Página 418.


14. CRISTOFORO LANDINO

1424  1498

poliziano

Domenico Ghirlandaio: The annunciation of the angel to Zaccharia 1486–90. 
Marsilio Ficino (left), Cristoforo Landino (centre), Angelo Poliziano (third), and Demetrius Chalcondyles (far right) 
https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=7883452


was an Italian humanist and an important figure of the Florentine Renaissance.

Biography
From a family with ties to the Casentino, Landino was born in Florence in 1424. He studied law and Greek (under George of Trebizond). Against his father's will he turned away from a career in the law and decided to study philosophy instead, a decision he would not have been able to make but for the patronage of Piero di Cosimo de' Medici. Landino's wife Lucrezia was a member of the Alberti family.

In 1458 Landino replaced Cristoforo Marsuppini as the chair of rhetoric and poetry at the Florentine Studio. His students, seeking a more renowned teacher, initially opposed Landino's appointment, but he nevertheless remained and became an important part of the cultural and intellectual life of Florence.

Landino was a member of the Platonic Academy founded by Marsilio Ficino in Florence. He was the tutor of Lorenzo de' Medici and his brother Giuliano. Landino also held public office, first as chancellor of the Guelf party (1467) and later as scriptor of public letters for the Signoria.

Landino died in 1498 in a villa in Borgo alla Collina, which he received as a gift from the Medici.

Works
Landino was a prolific writer. He championed the use of vernacular Italian.
He wrote three works framed as philosophical dialogues: De anima (1453), De vera nobilitate (1469), and the Disputationes Camaldulenses (c. 1474). In the Disputationes several humanists compare the merits of the active and the contemplative life.

As the lady "Xandra" Landino published three volumes of Latin poems. They were dedicated in 1458 to Piero de' Medici. He also prepared many letters and orations, which were published long after his death in Italian in Venice(1561).

Of special importance to the Renaissance, Landino prepared commentaries on the Aeneid (1478) and The Divine Comedy (1481). To promote the use of vernacular Italian, Landino held lectures on Petrarch and translated and published Pliny's Historia naturalis (1476) and Giovanni Simonetta's Latin life of Francesco Sforza (1490). Among his pupils was historian Andrea Cambini.



Biografia

Nacque a Firenze da una famiglia originaria di Pratovecchio, nel Casentino, e compì gli studi in materie letterarie e giuridiche a Volterra. Nel 1458 gli venne affidata presso lo Studio fiorentino la cattedra di oratoria e poetica che era stata del suo maestro Carlo Marsuppini: Landino, sostenuto dai Medici, era stato avversato da non pochi personaggi in vista, come Alamanno Rinuccini e Donato Acciaiuoli. Tra i suoi allievi ci furono Poliziano e Marsilio Ficino. In quel periodo ricoprì anche incarichi pubblici, facendo parte della segreteria di Parte guelfa (1467) e della prima Cancelleria. Tra i suoi viaggi, spicca quello a Roma nel 1446.

La sua prima attività fu poetica, con la Xandra, una raccolta di componimenti in latino dedicata inizialmente a Leon Battista Alberti e poi a Piero de' Medici: nella redazione definitiva la silloge raccoglie 82 componimenti suddivisi in 3 libri. In campo filosofico scrisse tre dialoghi: il De anima (1471), le Disputationes Camaldulenses (1474) e il De vera nobilitate (dopo il 1487).

La maggiore fama nei secoli di Landino fu però legata alla sua attività di commentatore dei classici. Nel 1481 diede alle stampe il Comento sopra la Comedia di Dante, nel 1482 quello sulle opere di Orazio e nel 1488 quello sulle opere di Virgilio.

Fu anche traduttore dal latino in fiorentino: volgarizzò la Naturalis historia di Plinio il Vecchio (1475) e la Sforziade di Giovanni Simonetta (1485). Il volgarizzamento pliniano fu un vero e proprio evento: per la prima volta anche chi non conosceva il latino poteva leggere la più importante e vasta enciclopedia del mondo antico (tra i suoi lettori Luigi PulciCristoforo Colombo e Leonardo da Vinci).

Per i meriti acquisiti, la Signoria fiorentina gli assegnò una torre nel Casentino e una pensione.

Venne ritratto tra illustri fiorentini a lui contemporanei da Domenico Ghirlandaio nella Cappella Tornabuoni di Santa Maria Novella.


15. ANGELUS POLITIANUS

1454  – 1494

poliziano

Domenico Ghirlandaio: The annunciation of the angel to Zaccharia 1486–90. 
Marsilio Ficino (left), Cristoforo Landino (centre), Angelo Poliziano (third), and Demetrius Chalcondyles (far right) 
https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=7883452

commonly known by his nickname Poliziano, was an Italian classical scholar and poet of the Florentine Renaissance. His scholarship was instrumental in the divergence of Renaissance (or Humanist) Latin from medieval norms and for developments in philology. His nickname, Poliziano, by which he is chiefly identified to the present day, was derived from the Latin name of his birthplace, Montepulciano (Mons Politianus).
Poliziano's works include translations of passages from Homer's Iliad, an edition of the poetry of Catullus and commentaries on classical authors and literature. It was his classical scholarship that brought him the attention of the wealthy and powerful Medici family that ruled Florence. He served the Medici as a tutor to their children, and later as a close friend and political confidante. His later poetry, including La Giostra, glorified his patrons.
He used his didactic poem Manto, written in the 1480s, as an introduction to his lectures on Virgil.

Early life
Poliziano was born as Angelo Ambrogini in 
Montepulciano, in central Tuscany in 1454. His father Benedetto, a jurist of good family and distinguished ability, was murdered by political antagonists for adopting the cause of Piero de' Medici in Montepulciano; this circumstance gave his eldest son, Angelo, a claim on the House of Medici.

At the age of ten, after the premature death of his father, Poliziano began his studies at Florence, as the guest of a cousin. There he learned the classical languages of Latin and Greek. From Marsilio Ficino he learned the rudiments of philosophy. At 13 he began to circulate Latin letters; at 17 he wrote essays in Greek versification; and at 18 he published an edition of Catullus. In 1470 he won the title of homericus adulescens by translating books II-V of the Iliad into Latin hexameters. Lorenzo de' Medici, the autocrat of Florence and the chief patron of learning in Italy at the time, took Poliziano into his household, made him the tutor of his children, among which were Piero the Unfortunate and Giovanni, the future Pope Leo X. The humanistic content of his lessons brought him into constant conflict with their mother, Clarice. Lorenzo also secured him a distinguished post at the University of Florence. During this time, Poliziano lectured at the Platonic Academy under the leadership of Marsilio Ficino, at the Careggi Villa.

Adulthood and teaching
Among Poliziano's pupils could be numbered the chief students of Europe, the men who were destined to carry to their homes the spolia opima of Italian culture. He also educated students from Germany, England and Portugal.
It was the method of professors at that period to read the Greek and Latin authors with their class, dictating philological and critical notes, emending corrupt passages in the received texts, offering elucidations of the matter, and teaching laws, manners, religious and philosophical opinions of the ancients. Poliziano covered nearly the whole ground of classical literature during his tenure, and published the notes of his courses upon Ovid, Suetonius, Statius, Pliny the Younger, and Quintilian. He also undertook a recension of the text of Justinian II's Pandects and lectured about it. This recension influenced the Roman code.

Proposal to King John II of Portugal
Poliziano wrote a letter to John II of Portugal paying him a profound homage:

to render you thanks on behalf of all who belong to this century, which now favours of your quasi-divine merits, now boldly competing with ancient centuries and all Antiquity.

and considering his achievements to be of merit above Alexander the Great or Julius Caesar. He offered himself to write an epic work giving an account of John II's accomplishments in navigation and conquests. The king replied in a positive manner, in a letter of October 23, 1491, but delayed the commission. The epic work regarding Portuguese discoveries was only written almost one hundred years later by Luís de Camões

Final years
Poliziano spent his final years without financial or other worries, studying philosophy. Piero the Unfortunate even asked Pope Alexander VI to make him a cardinal.

It is likely that Poliziano was homosexual, or at least had male lovers, and he never married. Evidence includes denunciations of sodomy made to the Florentine authorities, poems and letters of contemporaries, allusions within his work (most notably the Orfeo) and the circumstances of his death. The last suggests he was killed by a fever (possibly resulting from syphilis) which was exacerbated by standing under the windowsill of a boy he was infatuated with despite being ill. He may also have been a lover of Pico della Mirandola.

But it is just as likely that his death was precipitated by the loss of his friend and patron Lorenzo de' Medici in April 1492, Poliziano himself dying on 24 September 1494, just before the foreign invasion gathering in France swept over Italy.

In 2007, the bodies of Poliziano and Pico della Mirandola were exhumed from Church of San Marco in Florence. Scientists under the supervision of Giorgio Gruppioni, a professor of anthropology from Bologna, used current testing techniques to study the men's lives and establish the causes of their deaths. A television documentary is being made of this research, and it was announced that these forensic tests showed that both Poliziano and Pico della Mirandola likely died of arsenic poisoning. The chief suspect is Piero de' Medici, the successor of Lorenzo de' Medici and one-time ruler of Florence, but there are others.

Legacy
Poliziano was well known as a scholar, a professor, a critic, and a Latin poet in an age when the classics were still studied with assimilative curiosity, and not with the scientific industry of a later period. He was the representative of that age of scholarship in which students drew their ideal of life from antiquity. He was also known as an Italian poet, a contemporary of Ariosto.

At the same time he was busy as a translator from the Greek. 
His versions of Epictetus, Hippocrates, Galen, Plutarch's Eroticus and Plato's Charmides distinguished him as a writer. Of these learned labors, the most universally acceptable to the public of that time were a series of discursive essays on philology and criticism, first published in 1489 under the title of Miscellanea. They had an immediate and lasting effect, influencing the scholars of the next century.

Anthony Grafton writes that Poliziano's "conscious adoption of a new standard of accuracy and precision" enabled him "to prove that his scholarship was something new, something distinctly better than that of the previous generation":

By treating the study of antiquity as completely irrelevant to civic life and by suggesting that in any case only a tiny elite could study the ancient world with adequate rigor, Poliziano departed from the tradition of classical studies in Florence. Earlier Florentine humanists had studied the ancient world in order to become better men and citizens. Poliziano by contrast insisted above all on the need to understand the past in the light of every possibly relevant bit of evidence — and to scrap any belief about the past that did not rest on firm documentary foundations ... [But] when he set ancient works back into their historical context Poliziano eliminated whatever contemporary relevance they might have had.

Works

His Latin and Greek works include:
the poem Manto, in which he pronounced a panegyric of Virgil;
the Ambra, which contains an idyllic sketch of Tuscan landscape and a eulogy of Homer;
the Rusticus, which celebrated country life;
the Nutricia, which was intended to serve as a general introduction to the study of ancient and modern poetry.
His principal Italian works are:
his most highly regarded work in Italian, Stanze per la giostra, or La Giostra, written upon Giuliano de' Medici's victory in a tournament in 1475. This work was left unfinished following the 1478 Pazzi conspiracy, which resulted in the assassination of its protagonist. In addition, Lorenzo's wife Clarice strongly disapproved of the humanistic nature of the poem, causing Politian to resign, leave Florence in 1479 and settle in Mantua, where he set to work on the Fabula di Orfeo.
the Orfeo, a lyrical drama performed at Mantua with musical accompaniment;
a collection of Tuscan songs, reproducing various forms of popular poetry distinguished by a roseate fluency.

His philosophical works are:
Praelectio de dialectica (1491), an introduction to Aristotelian logic;
Lamia. Praelectio in Priora Aristotelis Analytica (1492);
Dialectica (1493), an introduction to a course on Aristotelian philosophy.



16. VITRUVIUS


Als vitruvianischer Mensch (lat. homo vitruvianus, auch: Vitruvianische Figur) wird eine Darstellung des Menschen nach den vom antiken Architekten und Ingenieur Vitruv(ius) formulierten und idealisierten Proportionen bezeichnet. Das berühmteste Beispiel ist eine 34,4 cm × 24,5 cm große Zeichnung von Leonardo da Vinci, die um 1490 entstand. Es handelt sich um eine Skizze mit Notizen aus einem seiner Tagebücher, die einen Mann mit ausgestreckten Extremitäten in zwei überlagerten Positionen zeigt. Mit den Fingerspitzen und den Sohlen berührt die Figur ein sie umgebendes Quadrat (homo ad quadratum) bzw. einen Kreis (homo ad circulum).

Die Studie zeigt, wie sehr Leonardo an Körperbau und -proportionen interessiert war,[1] und ist bis heute nicht nur ein Symbol für die Ästhetik der Renaissance, sondern eines der berühmtesten und am meisten vervielfältigten Bildmotive.

Herkunft des Namens

Der Name stammt nicht von Leonardo da Vinci. Er erinnert an den römischen Architekten Vitruvius, ca. 80–70 v. Chr. bis ca. 10 v. Chr. Dieser verfasste zwischen 33 v. Chr. und 22 v. Chr. die einzigen aus der Antike erhaltenen Architekturbücher Zehn Bücher über Architektur (lat. De architectura libri decem). Diese Abhandlungen waren nicht illustriert und regten viele spätere Künstler zu eigenen Bebilderungen an, darunter Albrecht Dürer. Vitruvius stellt darin unter anderem die Theorie des wohlgeformten Menschen (lat. homo bene figuratus) mit einem idealen Verhältnis der Körperteile zueinander auf:

„Ferner ist natürlicherweise der Mittelpunkt des Körpers der Nabel. Liegt nämlich ein Mensch mit gespreizten Armen und Beinen auf dem Rücken, und setzt man die Zirkelspitze an der Stelle des Nabels ein und schlägt einen Kreis, dann werden von dem Kreis die Fingerspitzen beider Hände und die Zehenspitzen berührt. Ebenso, wie sich am Körper ein Kreis ergibt, wird sich auch die Figur eines Quadrats an ihm finden. Wenn man nämlich von den Fußsohlen bis zum Scheitel Maß nimmt und wendet dieses Maß auf die ausgestreckten Hände an, so wird sich die gleiche Breite und Höhe ergeben, wie bei Flächen, die nach dem Winkelmaß quadratisch angelegt sind.“
– Vitruv
 

Leonardos Zeichnung

Das Original der Zeichnung Leonardos befindet sich seit 1822 in der Galleria dell’ Accademia in Venedig, nachdem es ein österreichischer Gouverneur gemeinsam mit 25 anderen Leonardozeichnungen von den Erben des Mailänder Kunstsammlers Giuseppe Bossi (1777–1815) erwarb. Es wird aus Konservierungsgründen nur selten ausgestellt. Leonardo lernte Vitruvs Text wahrscheinlich bei einer Reise im Jahr 1490 kennen, als er Francesco di Giorgio traf, der Vitruv ins Italienische übersetzte. Mit seiner Federzeichnung illustriert Leonardo da Vinci die These des Vitruvius, der aufrecht stehende Mensch füge sich sowohl in die geometrische Form des Quadrates wie des Kreises ein. Er war weder der einzige noch der erste Künstler, der Vitruvs Text illustrierte. Francesco di Giorgio selbst hat einen Vitruvianischen Menschen gezeichnet. Nur Leonardo gelang es allerdings, die Überlagerung von Kreis und Quadrat so zu lösen, dass eine zwingende, harmonisch proportionierte Gestalt entstand. Dafür wählte Leonardo für das Quadrat einen anderen Mittelpunkt als für den Kreis: Wie aus der Zeichnung ersichtlich, setzt der Künstler für den „homo ad circulum“ den Zirkel exakt im Nabel an. Beim „homo ad quadratum“ ist dagegen der Schritt der Mittelpunkt des Quadrates. Andere Illustratoren versuchten, Kreis- und Quadratmitte zur Deckung zu bringen.

Das Aussehen der Figur ist nicht allein durch Kreis und Quadrat bestimmt, sondern auch durch Proportionsregeln für die einzelnen Körperteile (Fuß, Kopf etc.). Vitruvius sagt dazu:

„Der Körper des Menschen ist so geformt, dass das Gesicht vom Kinn bis zum oberen Ende der Stirn und dem unteren Rand des Haarschopfes 1/10 beträgt, die Handfläche von der Handwurzel bis zur Spitze des Fingers ebenso viel, der Kopf vom Kinn bis zum höchsten Punkt des Scheitels 1/8 […] Vom unteren Teil des Kinns aber bis zu den Nasenlöchern ist der dritte Teil der Länge des Gesichts selbst, ebenso viel die Nase von den Nasenlöchern bis zur Mitte der Linie der Augenbrauen. Von dieser Linie bis zum Haaransatz wird die Stirn gebildet, ebenfalls 1/3 […]“

– (Vitruv: Zehn Bücher über Architektur 3,1,2)

Leonardos Beschriftung seiner Zeichnung legt ebenfalls die Körperverhältnisse fest, indem er das seit der Antike verbreitete, vom Menschen abgeleitete Maßsystem referiert: 4 Finger sollen einen Palm (Handbreite) ergeben, 4 Palm einen Fuß, 6 Palm eine Elle, 4 Ellen die Gesamtgröße eines Menschen, dieselben 4 Ellen ein Klafter (d. h. eine Armspanne).[2] Das Idealbild der menschlichen Schönheit ist daher kein absolutes, sondern besteht aus der Beziehung einzelner Teile zueinander.[3] Leonardo gewann seine Proportionsvorstellungen nicht nur aus der antiken Überlieferung, sondern auch durch Vermessung der Anatomie junger Männer in den Jahren 1489/90.[4]

Die Doppelfigur in Kreis und Quadrat kann auch als Lösungsvorschlag Leonardos zur in endlich vielen Konstruktionsschritten unmöglichen Quadratur des Kreises verstanden werden. Tatsächlich lässt sich der Zeichnung ein sehr eleganter Algorithmus zur annähernden Kreisquadratur (in unendlich vielen Konstruktionsschritten) entnehmen, der eine rekursive Folge von Paaren Kreis und Quadrat erzeugt, die mit hoher Genauigkeit gegen ein Flächenverhältnis von ca. 1,0003 konvergiert.[5]

Das Verhältnis der Seitenlänge des Quadrates zum Radius des Kreises in Leonardos Bild entspricht mit einer Abweichung von 1,7 % dem Goldenen Schnitt, weshalb oft gesagt wird, das Bild sei die „Darstellung des Menschen im Goldenen Schnitt“. Da die Strecken von Seitenlänge und Radius keine Einheit darstellen und in verschiedene Richtungen verlaufen, lässt sich ein Verhältnis des Ganzen zu seinen Teilen – so wie es der Goldene Schnitt beschreibt – nur schwerlich darstellen. Wegen der Abweichung von 1,7 % kann man deshalb über die genannte Formulierung streiten.

Belege der Zusammenarbeit

Beweise sind gefunden worden, dass Leonardo durch die Arbeit von Giacomo Andrea de Ferrara, ein Renaissancearchitekt, ein Experte für Vitruv und ein enger Freund, beeinflusst worden sein könnte.[6] Giacomo Andreas originale Zeichnung hat nur eine Reihe von Armen und Beinen, aber Leonardo hat die Position der Arme und Beine seines Mannes verändert.[7]

Ein anderer möglicher Einfluss für die Darstellung von Leonardo könnten die Codexabbildungen der menschlichen Proportionen in der Architektur von Francesco di Giorgio Martini sein, ein sienesischer Architekt, der im Jahre 1470 eine unveröffentlichte Abhandlung zur Zivil- und Militärarchitektur (Trattato di Architettura Civile e Militare) zusammenstellte.

[1] 

 Vorlesungsmaterialien: The Worlds of Leonardo da Vinci bei der Stanford University

"This rendering of the Vitruvian Man, completed in 1490, is fundamentally different than others in two ways: The circle and square image overlaid on top of each other to form one image. A key adjustment was made that others had not done and thus were forced to make disproportionate appendages:

"Leonardo’s famous drawings of the Vitruvian proportions of a man’s body first standing inscribed in a square and then with feet and arms outspread inscribed in a circle provides an excellent early example of the way in which his studies of proportion fuse artistic and scientific objectives. It is Leonardo, not Vitruvius, who points out that if you open the legs so as to reduce the stature by one-fourteenth and open and raise your arms so that your middle fingers touch the line through the top of the head, know that the centre of the extremities of the outspread limbs will be the umbilicus, and the space between the legs will make and equilateral triangle’ (Accademia, Venice). Here he provides one of his simplest illustrations of a shifting ‘centre of magnitude’ without a corresponding change of ‘centre of normal gravity’. This remains passing through the central line from the pit of the throat through the umbilicus and pubis between the legs. Leonardo repeatedly distinguishes these two different ‘centres’ of a body, i.e., the centers of ‘magnitude’ and ‘gravity' (Keele 252).”

This image provides the perfect example of Leonardo's keen interest in proportion. In addition, this picture represents a cornerstone of Leonardo's attempts to relate man to nature. Encyclopaedia Britannica online states, "Leonardo envisaged the great picture chart of the human body he had produced through his anatomical drawings and Vitruvian Man as a cosmografia del minor mondo (cosmography of the microcosm). He believed the workings of the human body to be an analogy for the workings of the universe." (my emphasis, RC)

[2]

↑ Frank Zöllner: Anthropomorphismus: Das Maß des Menschen in der Architektur von Vitruv bis Le Corbusier, in: Otto Neumaier (Hrsg.): Ist der Mensch das Maß aller Dinge? Beiträge zur Aktualität des Protagoras. Bibliopolis, Möhnesee 2004 (Arianna. Wunschbilder der Antike, Bd. 4), S. 307–344. (Weblink ART-Dok)

[3]

↑ Der erhaltene Teil von Leonardos Beschriftung nimmt weniger auf Kreis und Quadrat Bezug als auf die Proportionierung der einzelnen Körperteile. Im oberen Teil des Blattes ist folgender Text geschrieben 

« Vetruvio, architecto, mecte nella sua op(er)a d'architectura, chelle misure dell'omo sono dalla natura disstribuite inquessto modo cioè che 4 diti fa 1 palmo, et 4 palmi fa 1 pie, 6 palmi fa un chubito, 4 cubiti fa 1 homo, he 4 chubiti fa 1 passo, he 24 palmi fa 1 homo ecqueste misure son ne' sua edifiti. Settu ap(r)i ta(n)to le ga(m)be chettu chali da chapo 1/14 di tua altez(z)a e ap(r)i e alza tanto le b(r)acia che cholle lunge dita tu tochi la linia della somita del chapo, sappi che 'l cie(n)tro delle stremita delle ap(er)te me(m)bra fia il bellicho. Ello spatio chessi truova infralle ga(m)be fia tria(n)golo equilatero » 

Unter der Illustration steht: 

« Tanto ap(r)e l'omo nele b(r)accia, qua(n)to ella sua alteza. Dal nasscimento de chapegli al fine di sotto del mento è il decimo dell'altez(z)a del(l)'uomo. Dal di socto del mento alla som(m)ità del chapo he l'octavo dell'altez(z)a dell'omo. Dal di sop(r)a del pecto alla som(m)ità del chapo fia il sexto dell'omo. Dal di sop(r)a del pecto al nasscime(n)to de chapegli fia la sectima parte di tucto l'omo. Dalle tette al di sop(r)a del chapo fia la quarta parte dell'omo. La mag(g)iore larg(h)ez(z)a delle spalli chontiene insè [la oct] la quarta parte dell'omo. Dal gomito alla punta della mano fia la quarta parte dell'omo, da esso gomito al termine della isspalla fia la octava parte d'esso omo; tucta la mano fia la decima parte dell'omo. Il menb(r)o birile nasscie nel mez(z)o dell'omo. Il piè fia la sectima parte dell'omo. Dal di socto del piè al di socto del ginochio fia la quarta parte dell'omo. Dal di socto del ginochio al nasscime(n)to del memb(r)o fia la quarta parte dell'omo. Le parti chessi truovano infra »


[4]
↑ Frank Zöllner: Die Bedeutung von Codex Huygens und Codex Urbinas für die Proportions- und Bewegungsstudien Leonardos da Vinci, in: Zeitschrift für Kunstgeschichte, 52, 1989, S. 334–352. (Weblink ART-Dok, S. 6)

[5]

 Klaus Schröer, Klaus Irle: „Ich aber quadriere den Kreis …“. Leonardo da Vincis Proportionsstudie. Neuaufl. Verlag Monsenstein und Vannerdat, Münster 2007, ISBN 978-3-86582-547-6 (Erstauflage 1998). Der Algorithmus der Proportionsstudie wurde recht bekannt und ist heute Gegenstand des fächerübergreifenden Unterrichts Mathematik und Kunst nicht nur an deutschen Schulen. Das Verfahren wurde ferner auf Leonardoausstellungen in Wien und Berlin thematisiert und war mehrfach Gegenstand wissenschaftlicher Fachtagungen.

[6]

↑ The Other Vitruvian Man. Smithsonian Magazine. 1. Februar 2012.

[7]

↑ Did Leonardo da Vinci copy his famous 'Vitruvian Man'?. 31. Januar 2012.

[8]

↑ Eckhard Leuschner: Wie die Faschisten sich Leonardo unter den Nagel rissen Eine architekturgeschichtliche Station des „Vitruvianischen Menschen“ auf dem Weg zum populären Bild. In: Christian Hecht (Hrsg.): Beständig im Wandel. Innovationen, Verwandlungen, Konkretisierungen. Festschrift für Karl Möseneder zum 60. Geburtstag. Verlag Matthes & Seitz, Berlin 2009, ISBN 978-3-88221-998-2, S. 425–440.

[9]

↑ Katalogeintrag für LTB 357 (Memento des Originals vom 7. November 2010 im Internet Archive


Vitruvius

De architectura - Zehn Bücher über die Architektur
Übers. Franz Reber, Wiesbaden 2019, 130-133

Latin text: De architectura
English Text: 
Ten Books on Architecture


 
Liber III, Caput I

1. Aedium compositio constat ex symmetria, cuius rationem diligentissime architecti tenere debent. Ea auten paritur a proportione, quae Graece ἀναλογία dicitur. Proportio est ratae partis membrorum in omni opere totiusque commodulatio, ex qua ratio efficitur symmetriarum. Namque non potest aedes ulla sine symmetria atque proportione rationem habere compositionis, nisi uti ad hominis bene figurati membrorum habuerit exactam rationem

1. Die Anlage der Tempel beruht auf symmetrischen Verhältnissen, deren Gesetze die Baukünstler aufs sorgfältigste innehaben müssen. Diese aber entstehen aus dem Ebenmaß (Proportion), welches von den Griechen Analogia genannt wird. Proportion ist die Zusammenstimmung der entsprechenden Gliederteile im gesamten Werk und des Ganzen, woraus das Gesetz der Symmetrie hervorgeht. Denn es kann kein Tempel ohne Symmetrie und Proportion in seiner Anlage gerechtfertigt werden, wenn er nicht, einem wohlgebildeten Menschn ähnlich, ein genau durchgeführtes Gliederungsgesetz in sich trägt.

2. Corpus enim hominis ita natura composuit, uti os capitis a nemo ad frontem summam et radices imas capilli esset decimae partis; item manus palma ab articulo ad extremum medium digitum tantundem: caput a mento ad summum verticem octavae: tantundem ab imis cervicibus: ab summo pectore ad imas radices capillorum sextae, ad summum verticem quartae. Ipsius autem oris altitudinis tertia pars est ab imo mento ad imas nars: nasum ab imis naribus ad finem medium superciliorum tantundem; ab ea fine ad imas radices capilli, ubi frons efficitur, item tertiae partis. Pes vero altitudinis corporis sextae: cubitus quartae: pectus item quartae. Reliqua quoque membra suas habent commensus proportionis, quibus etiam antiqui pictores et statuarii nobiles usi magnas et infinitas laudes sunt assecuti.

2. Denn die Natur hat den Körper des Menschen so gebildet, dass das Angesicht von dem Kinn bis zu dem oberen Ende der Stirn und den untersten Haarwurzeln den zehnten Teil (der ganzen Körperlänge) ausmacht; das gleiche ebenso viel die Fläche der Hand vom Handgelenk bis zum Ende des Mittelfingers, der Kopf vom Kinn bis zum höchsten Punkte des Scheitels den achten Teil, ebenso viel vom unteren Ende des Nackens aus, vom oberen Ende der Brust bis zu den untersten Haarwurzeln den sechsten, bis zum höchsten Scheitelpunkt um den vierten Teil der Gesichtslänge mehr [60]

[60] Die Handschriften und meisten Ausgaben geben quartae (den vierten Teil). Da dies unmöglich ist, indem nach Vitruv selbst die Höhe von den Haarwurzeln an der Stirne bis zum Scheitel ein Vierzigstel und nicht ein Zwanzigstel der Körperlänge beträgt, so ist eine Änderung unerlässlich. Macht  man aus dem Vierteil ein Füfteil, so wird auch hier die Differenz zu groß und beträgt ein Dreißigstel. Marini nimmt daher an, es seien einige Worte ausgefallen und gibt statt ad summum verticem quartae - ad summum verticem tantundem et oris quartae.

3. Similiter vero sacrarum aedium membra ad universam totius magnitudinis summam ex  partibus singulis convenientissimum debent habere commensuum responsum. Item corporis centrum medium naturaliter est umbilicus. Namque si homo collocatus fuerit supinus, manibus et pedibus pansis, circinique collocantum centrum in umbilico eius, circumagento rotundationem utrarumque manuum et pedum digit linea tangentur. Non minus quemadmodum schema rotundationis in corpore efficitur, item quadrata designatio in eo invenitur. Nam si a pedibus imis ad summum caput mensum erit, eaque mensura relata fuerit ad manus pansas, invenietur

3. In ähnlicher Weise aber müssen die Glieder der Tempel in Hinsicht auf die Gesamtmasse der ganzen Größe in den einzelnenTeilen Maßverhältnisse in Hinsicht auf die Gesamtmasse der ganzen Größe in den einzelnen Teilen Maßverhältnisse haben, die sich einander in vollkommenster Übereinstimmung entsprechen. Der Mittelpunkt des Körpers ferner ist von Natur der Nabel. Denn wenn ein Mensch mit ausgespannten Händen und Füßen auf den Rücken gelegt wird und man den Zirkelmittelpunkt in seinen Nagel einsetzt, so werden, wenn man die Kreislinie beschreibt, von den beiden Händen und Füßen Finger und Zehen von der Linie berührt. Eben so, wie die Figur eines Kreises an dem Körper dargestellt wird, so wird auch die eines Quadrats an ihm gefunden. Denn wenn man vom unteren Ende der Füße bis zur Scheitelhöhe misst und dieses Maß auf die ausgespannten Hände überträgt, so wird man dieselbe Breite wie Höhe finden, wie dies bei Flächen ist, die nach dem Winkelmaß quadratisch gemacht sind.

Vitruvian Man

 Vorlesungsmaterialien: The Worlds of Leonardo da Vinci bei der Stanford University

"This rendering of the Vitruvian Man, completed in 1490, is fundamentally different than others in two ways: The circle and square image overlaid on top of each other to form one image. A key adjustment was made that others had not done and thus were forced to make disproportionate appendages:

"Leonardo’s famous drawings of the Vitruvian proportions of a man’s body first standing inscribed in a square and then with feet and arms outspread inscribed in a circle provides an excellent early example of the way in which his studies of proportion fuse artistic and scientific objectives. It is Leonardo, not Vitruvius, who points out that if you open the legs so as to reduce the stature by one-fourteenth and open and raise your arms so that your middle fingers touch the line through the top of the head, know that the centre of the extremities of the outspread limbs will be the umbilicus, and the space between the legs will make and equilateral triangle’ (Accademia, Venice). Here he provides one of his simplest illustrations of a shifting ‘centre of magnitude’ without a corresponding change of ‘centre of normal gravity’. This remains passing through the central line from the pit of the throat through the umbilicus and pubis between the legs. Leonardo repeatedly distinguishes these two different ‘centres’ of a body, i.e., the centers of ‘magnitude’ and ‘gravity' (Keele 252).”

This image provides the perfect example of Leonardo's keen interest in proportion. In addition, this picture represents a cornerstone of Leonardo's attempts to relate man to nature. Encyclopaedia Britannica online states, "Leonardo envisaged the great picture chart of the human body he had produced through his anatomical drawings and Vitruvian Man as a cosmografia del minor mondo (cosmography of the microcosm). He believed the workings of the human body to be an analogy for the workings of the universe." (my emphasis, RC)

See: Kenneth D. Keele: Leonardo da Vinci's Elements of the Science of Man. Academic Press 1983.
[Kenneth D. Keele: Royal College of Physicians]

See also: Toby Lester: The Other Vitruvian Man. Was Leonardo da Vinci's famous anatomical chart actually a collaborative effort? In: Smithsonian Magazine, February 2012


4. Ergo si ita natura composuit corpus hominis, uti proportionibus membra ad summam figurationem eius respondeant, cum causa constituisse videntur antiqui, ut etiam in operum perfectionibus singulorum membrorum ad universam figurae speciem habeant commensus exactionem. Igitur cum in omnibus operibus ordines traderent, id maxime in aedibus deorum, [in quibus] operum et laudes et culpae aeternae solent permanere.

4. Wenn daher die Natur den Körper des Menschen so gebildet hat, dass die Glieder seiner ganzen Gestalt in bestimmten Verhältnissen entsprechen, so scheinen die Alten mit Grund es so festgesetzt zu haben, dass sie auch bei der Ausführung von Bauwerken ein genaues Maßverhältnis der einzelnen Glieder zu der ganzen äußeren Gestalt zu beobachten. Wie sie daher bei allen Bauwerken Ordnungsvorschriften überlieferten, so taten sie es besonders bei den Tempeln der Götter, bei welchen Werken Vorzüge und Mängel ewig zu sein pflegen.  


Pantheon

The interior of the Pantheon (from an 18th-century painting by Panini). 
Although built after Vitruvius' death, its excellent state of preservation makes 
it of great importance to those interested in Vitruvian architecture



17. TACCOLA

1381  1453

Mariano di Jacopo (lat. Marianus Jacobus), genannt Taccola, war ein italienischer Ingenieur, Künstler und Beamter der Stadt Siena.

Werk
Bekannt ist Taccola, der sich selbst als „Archimedes von Siena“ bezeichnete, für seine technischen Zeichnungen, die in der Tradition der Künstler-Ingenieure der italienischen Renaissance standen und zu seiner Zeit eine breite Rezeption unter Künstlern und Architekten fanden. Taccolas Entwürfe waren auch Leonardo da Vinci bekannt und dienten als eine Quelle für dessen technische Illustrationen.
Im Gegensatz zu seinen berühmten Zeitgenossen wie Brunelleschi, den Taccola persönlich kannte, geriet Taccolas Werk nach seinem Tod jedoch allmählich wieder in Vergessenheit. Erst in den frühen 1960er Jahren konnten in München und Florenz die Originalmanuskripte wieder ausfindig gemacht werden, nachdem jahrhundertelang nur handschriftliche Kopien anderer zirkuliert hatten. Taccolas Werk besteht aus fünf Büchern:

De ingeneis I-IV (fertiggestellt 1433)
De machinis (fertiggestellt 1449)

Die Bücher zeigen zahlreiche Tuschezeichnungen von technischen Entwürfen, die mit handschriftlichen Bemerkungen versehen waren. Sie weisen Taccola als einen Künstler des Übergangs zwischen Mittelalter und Neuzeit aus. In der innovativen Kraft seiner Ideen bereits ein Kind der Renaissance, bleibt Taccola in der bildlichen Darstellung noch dem Mittelalter verhaftet; sein Verständnis der linearen Perspektive bleibt partiell und unvollkommen, die Funktion der dargestellten Maschinen ist jedoch klar erkennbar, auch wenn es an Darstellung im Detail mangelt.

Zu seinen Konstruktionen gehören Kräne, Zahnradschaltungen und ein sogenannter Kielbrecher, eine unter Wasser stehende Vorrichtung, um Löcher in feindliche Schiffe zu rammen.


Taccola




Leonardo da Vinci: Scritti Litterari, ed. J. Recupero, p. 412

Polemiche



Discorso contro gli abbreviatori [1]

1. Non abbreviatori ma obbliatori si de' dire a quelli che abbrevian tali opere quali son queste.

2. Fa' un discorso della riprensione che si riquiede dalli scolari, impeditori delle notomie e abbreviatori di quelle.

3. a) Chi biasima la somma certezza delle matemataiche si pasce di confusione, e mai porrà silenzio alle contradiddizioni delle sofistiche scienzie, colle qualli s'impara uno eterno gridore.
b) Li abbreviatori delle opere fanno ingiurai alla cognizione e all aamore, con ciò sia che l'amore di qualunche cosa è figliol d'essa cognizione, e l'amore è tanto più fervene quanto la cognizione è più certa; la qual certezza nasce dalla cognizione integrata di tutte quelle parte, le quali, essendo insieme unite, compongano il tutto di quelle cose che debbono essere amate.
Che vale a quel che per abbreviare le parte di quelle cose che lui fa professione di darne integral notizia, che lui lasci indirietto la maggior parte delle cose che il tutto è composto?
Egli è vero che la impazienzia, madre della stoltizia, è quella che lalda la brevità; come se questi tali non avessino tanto di vita che li servissi a potere avere una intera notizia d'un sol particulare, come è un corpo umano! e poi vogliano abbraciare la mente di Dio, nella quale s'include l'universo, caratando e minuzzando quella in infinite parte, come l'avessino anatomizatte!
O stoltizia umana! non t'avvedi tu, che tu se' stato con teco tutta la tua età, e non hai ancora notizia di quella cosa che tu più possiedi, cioè della tua pazzia? e voli poi, colla moltitudine de' sofistichi, ingannare te e altri splezzando le matematiche scienze, nelle qual si contiene la vera notizia delle cose che in or si contengano; e vòi poi scorrere ne' miracoli e scrivere e dar notizia di quelle cose di che la mente umana non è capace, e non si posson dimostrare per nessun esemplo naturale; e ti pare di avere fatto miraculi quando zu ha' guasto una opera d'alcuno ingegno speculativo; e non t'avvedi che tu cadi nel medesimo errore che fa quello che denuda la pianta dell'ornamento de' sua rami, pieni di fronde miste colli odoriferi fiori e frutti sopra, e dimostra in quella pianta essere da fare ignude tavole!
Come fece Giustino, abbreviator delle Storie scritte da Troco Pompeo [2]  – il quale scrisse ornatamente tutti li eccellenti fatti delli sua antichi, li quali eran pieni di mirabilissimi ornamenti  – e cosoì compose una cosa ignuda, ma sol degna d'ingegni impazienti, li quali pare lor perder tanto di tempo, quant'è quello che è adoperato utilmente cioè nelli studi delle opere di natura e delle cose umane.

Nota 1 dell'editore: Nel primo Quaderno di Anatomia sono i due primi brani, a mo' di promemoria; nel secondo Quaderno è svolto il tema in quattro punti distinti. Si noti l'attualità della polemica contro gli "abbreviatori", riferibile alle moderne Selezioni.
Nota 2 dell'editore: "Iustino" è Giuniano Giustino, storico romano vissuto tra il II e il III sec. che compose un compendio delle perdute Storie Fillippiche die Pompeo Trogo. L. possedette tra i suoi libri tale opera, probibilmente nella traduzione pubblicata a Venezia nel 1477.


MARCO GIUNIANO GIUSTINO
https://it.wikipedia.org/wiki/Marco_Giuniano_Giustino
Marco Giuniano Giustino (in latino: Marcus Iunianius (o Iunianus) Iustinus; fl. II secolo; ... – ...) è stato uno storico romano dell'epoca degli Antonini

Biografia
La datazione proposta per Giustino sarebbe da porre tra II e III secolo d.C.[1]. Secondo la lettera premessa all'unica opera di lui pervenuta, in un periodo di riposo, durante il quale si trovava a Roma, si dedicò ad estrapolare dall'opera di Pompeo Trogo ciò che riteneva degno di nota ed utile alla lettura ed all'educazione morale, proprio per formare "una specie di piccolo mazzo di fiori, perché i conoscitori di greco ne avessero un mezzo d'essere istruiti"[2].
Dopo averla composta, la inviò ad un amico per fargliela correggere e per rendere conto del suo otium (dal che si deduce che fosse impegnato in politica). Inoltre, ulteriore spia dell'impegno di Giustino a livello politico o, quantomeno, come insegnante di retorica è il fatto che egli usi un numero sostanziale di espressioni tecniche del diritto, attestate anche nel Digesto e nelle declamationes di Quintiliano[3].

L'Epitome da Trogo
Di Giustino ci restano gli Historiarum Philippicarum T. Pompeii Trogi libri XLIV in epitomen redacti, ossia il riassunto - non sappiamo quanto rispondente all'originale in percentuale di testo conservato - dell'opera dello storico narbonese d'età augustea. In effetti, Giustino resta fedele al proposito espresso nella Praefatio di estrapolare quanto non risultasse utile: eliminati i discorsi diretti, tipici della storiografia e le digressioni troppo ampie, l'epitome di Giustino conserva lo scheletro della narrazione.
L'opera, più interessante per la parte aneddotica che per quella storica[4], spesso disordinata ed erronea, ebbe larghissima diffusione nella tarda romanità. Essa risulta un ottimo esempio di epitome anche a livello stilistico, perché "nella forma e nella sostanza vi è la diseguaglianza propria di chi a volte si tiene vicino alla fonte, a volte se ne allontana così da compendiare intere pagine in brevi parole"[5].

Note
^ Ronald Syme, The date of Justin and the discovery of Trogus, in "Historia", n. 37 (1988), pp. 358-371.
^ Giustino, Epitome, "Praefatio", 4.
^ J. Yardley, Justin and Pompeius Trogus: A Study of the Language of Justin's Epitome of Trogus, Toronto 2003, pp. 115 ss.
^ Giustino, Marco Giuniano, in «Dizionario di storia», Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani, Roma 2010.
^ Luigi Castiglioni, Giuniano Giustino, in Enciclopedia Italiana, Roma 1933.

Bibliografia
Edizioni
Le Storie filippiche, traduzione di Francesco Arnulf, Venezia, Antonelli Editore, 1856.
Storie filippiche. Epitome da Pompeo Trogo, a cura di L. Santi Amantini, Milano, Rusconi, 1981.

POMPEO TROGO
https://it.wikipedia.org/wiki/Pompeo_Trogo

Gneo Pompeo Trogo (Narbona, seconda metà I secolo a.C. – I secolo d.C. ?) è stato uno scrittore romano del periodo augusteo.

Biografia

Pompeo Trogo, nato nella Gallia Narbonense, apparteneva all'aristocrazia ellenizzata che aveva collaborato con i romani ottenendo la cittadinanza. Il nonno, infatti, aveva combattuto per Pompeo Magno contro Sertorio diventandone cliens ed aveva avuto il privilegio di fregiarsi del suo nome[1], mentre il padre aveva seguito Cesare in Gallia. Se ne presume che Trogo visse nella piena età augustea.

Opere
Historiae Philippicae
La sua opera principale sono Historiae Philippicae in 44 libri, una vera e propria storia universale, che andava dalle antichissime vicende di Babilonia fino ai suoi tempi. Possediamo solo, a parte frammenti[2] e i prologi (ossia i riassunti dei singoli libri)[3], un compendio fatto da Marco Giuniano Giustino del II o III secolo, che aveva estratto i principali punti dell'opera di Trogo e li aveva collegati tra loro, ricavandone 250 capitoli ("Di questi 44 libri" – dice Giustino nella prefazione all'epitome – "ho estratto quello che mi è parso più degno di essere conosciuto").
L'opera è una storia dell'Oriente che ha come perno la dinastia macedone; infatti il titolo rimanda a Filippo II di Macedonia fondatore della dinastia macedone. Nei primi 6 libri viene fatta una storia della Grecia e dell'Asia, poi ci si sofferma su Filippo di Macedonia e suo figlio Alessandro Magno (libri VII-XII). Notevole interesse rivestono poi tutti i rapporti della Grecia con Roma: le guerre contro PirroFilippo V di Macedonia, Perseo, Mitridate e i Parti. Parte importante rivestono anche l'ebraismo, di cui tracciano le origini ed i rapporti con Roma. Alla capitale dell'impero sono dedicati solo 2 libri su 44, ma bisogna vedere quanto, in questa riduzione, fu opera di Giustino e quanto opera dello stesso Pompeo Trogo.

Gli eroi di Pompeo Trogo sono Filippo ed Alessandro, ma anche Pirro, Annibale e Mitridate. Trogo rivendica alla Macedonia e all'Oriente un ruolo di primo piano nella storia antica, poiché era la parte dell'Impero economicamente e culturalmente più evoluta. Lo storico cerca di sminuire l'importanza egemonica di Roma, lasciando intravedere un senso di sfiducia nella direzione politica dell'Urbe proprio quando essa appariva più forte e più saggia, svalutandone l'imperialismo. Il mito di Roma trionfante di Tito Livio in Trogo è visto con occhio disincantato: infatti Pompeo Trogo è stato l'unico a non vedere tutta la Storia in funzione di Roma. La sua narrazione è molto tendente al patetico, con iperboli, ripetizioni ed anafore in quantità[4]. Preferisce il discorso indiretto, come Cesare, e disdegna quello diretto, più proprio di Livio, tranne, forse, in un caso: il discorso di Mitridate agli alleati antiromani[5]. Le fonti che usa Pompeo Trogo sono greche, ricavate dagli ellenistici Duride e FilarcoEforo di CumaPolibioPosidonio di ApameaTeopompo di Chio, fino al contemporaneo Timagene, famoso per le sue posizioni antiromane, probabilmente riunite in un perduto compendio di storia universale ellenistica (si pensi all'opera storica dello stesso Timagene di Alessandria).

De animalibus
A parte l'opera storiografica, Trogo si sarebbe interessato anche di zoologia, componendo un De animalibus, utilizzato da Plinio il Vecchio[6], dal quale emerge come l'autore narbonese seguì pedissequamente Aristotele: del resto, l'attenzione alle digressioni emergeva anche nelle Historiae, a giudicare dal compendio di Giustino.

Note
^ Giustino, XXXVIII 4,51.
^ 170, raccolti in Pompei Trogi, Fragmenta, collegit O. Seel, Leipzig 1956.
^ Il testo latino in http://www.thelatinlibrary.com/justin/prologi.html.
^ J. Yardley, Justin and Pompeius Trogus: A Study of the Language of Justin's Epitome of Trogus, Toronto 2003, pp. 9 ss.
^ XXXVIII 4-7.
^ VII 3; X 51; XI 94; XI 114 (unico frammento testuale); XVII 9; XXXI 47; altri due frammenti rispettivamente in Carisio, I 79 ed in Servio, ad Eneid., VI 783.

Bibliografia
Pompei Trogi, Fragmenta, collegit O. Seel, Leipzig 1956.
J. Yardley, Justin and Pompeius Trogus: A Study of the Language of Justin's Epitome of Trogus, Toronto 2003

Ma stieno questi tali in compagnia delle bestie, e li lor cortigiani sien cani e altri animali pien di rapina e accompagninsi con lor; correndo sempre dirietto a chi fugge, seguitano l'innocenti animali che, con la fame, alli tempi delle gran nevi, ti vengano alle case, dimandandoti limosina, come a lor tutore.
E se tu se', come tu hai iscritto, il re delli animali 
 ma meglio dirai dicendo re delle bestie, essendo tu la maggiore – perché non li aiuti a ciò che ti possin poi darti li lor figlioli in benefizio della tua gola, colla quale tu han tentato farti sepultura di tutti li animali? E più oltre direi, se 'l dire il vero mi fussi integralmente medito. ma non te usciam delle cose umane dicendo una somma iscellerataggine, la qual non accade nelli animali terresti, imperò che in quelli non si trova animali che mangino della loro spezie se non per mancamento di celabro  imperò che infra loro è de' matti, come infra li omini, benché non sieno in tanto numero – e questo non accade se non ne li animali rapaci, come nella spezie leonina ee pardi, pantere, cervèri, catte [3] e simili, li quali alcuna volta si mangiano i figlioli; ma tu, oltre alli figlioli, ti mangi il padre, madre, fratelli e amici, e non ti basta questo, che tu vai a caccia per le altrui isole pigliando li altri omini; [4] e quelli, mozzando il membro e li testiculi, fai ingrassare e te li cacci giù per la tua gola! Or non produce natura tanti semplici che tu ti possa saziare? e se non ti contenti de' semplici, non poi tu con la mistion di quelli fare infiniti composti come scrisse il Platina [5] e li altri altori di gola?

c) E se alcuno se ne trova vertuoso e bono non lo scacciate da voi, fateli onore, a ciò che non abbia a fuggirsi da voi e ridursi nelli ermi o spelonche o altri lochi soletari per fuggirsi dalle vostre insicie; e se algun di questi tali si trova, fateli onore, perché questi sono i nostro iddei terresti, questi meritan da noi le statue, simulacri e li onori; ma ben vi ricordo che li lor simulacri non sien da voi mangiati, come accade in alcuna regione dell'india, che quanto li lor simulacri operano alcuno miraculo 
 secondo loro – li sacerdoti lo tagliano in pezzi, essendo di legno, e ne dànno a tutti quelli del paese, e non sanza previvanda che mangiano, e così tengan per fede aversi mangiato il suo santo, e credan che lui li guardi poi da tuti li pericoli. Che ti pare, omo, qui della tua spezie? se' tu cos`savio come tu ti tieni? sosn queste cose da esser fatte da omini?

d) E in questio caso i' so che io ne acquisterò pochi nemici, con ciò sia che nessun crederà  ch'io possa dire di lui, perché pochi son quelli a chi i sua vizi dispiaccino, anzi sol quelli omini li dispiacciano che son di natura contraria a tali vizi; e molti odiano li padri e guastan le amicizie, reprensori [6] de' sua vizi, e non vale esempli contrari aesse, né nessuno uman consiglio.

Nota 3 dell'editore: "Cervèri", cioè cevieri o linci: "catte" sta per gatte.
Nota 4 dell'editore: Si riferisce alle usanze dei cannibali
Nota 5 dell'editore: Bartolomeo Sacchi (1421-1481), detto il Platina dal nome latino della sua patria Piadena (Cremona), fu celebre umanista. Dopo il 1475 fu chiamato alla corte pontificia e nominato da Sisto IV bibliotecario della Biblioteca Vaticana.

Bartolomeo Sacchi

detto il Plàtina (Piadena, 1421 – Roma, 21 settembre 1481), è stato un umanista e gastronomo italiano.

Biografia

Nacque a Piadena, un paese vicino a Cremona chiamato in latino Platina, da cui prese il soprannome.[1] Della sua giovinezza si conosce poco: intraprese la carriera delle armi militando al servizio di Francesco Sforza e Niccolò Piccinino come mercenario, ma presto si trasferì a Mantova per avviarsi agli studi umanistici. Nella città dei Gonzaga fu discepolo di Ognibene da Lonigo, che aveva assunto la guida della Casa Gioiosa dopo Iacopo da San Cassiano, succeduto a Vittorino da Feltre morto nel 1446[2].

Cominciò la sua carriera nel 1453 come precettore dei figli di Ludovico III Gonzaga. Al marchese dedicò il primo scritto di cui abbiamo notizia: il Bartholomaei Platinensis Divi Ludovici marchionis Mantuae somnium, un'operetta sotto forma di dialogo in lode delle cure prestate da Ludovico nella trascrizione delle opere di Virgilio.

Secondo l'uso umanistico Sacchi scelse come nom de plume quello della propria città natale, cambiandolo presto da Platinensis a Platina. Per quanto nel 1456 ottenesse dal duca di Milano Francesco Sforza – tramite l'intercessione della moglie di Ludovico Barbara di Brandeburgo – un salvacondotto per andare in Grecia a perfezionare le proprie conoscenze del greco antico e dell'antichità classica, mutò parere quando seppe che Giovanni Argiropulo, celebre umanista di orientamento platonico, sarebbe venuto a Firenze in qualità di docente di filosofia, preferendo stabilirsi nella città medicea.[3]

Nel 1457 si recò quindi a Firenze per ascoltare le lezioni dell'Argiropulo, entrando a far parte dell'ambiente culturale locale e stringendo amicizia con celebri umanisti quali Marsilio FicinoPoggio BraccioliniFrancesco FilelfoCristoforo LandinoLeon Battista AlbertiGiovanni Pico della Mirandola e molti altri. Divenne inoltre precettore presso la famiglia Medici pur legandosi alla famiglia Capponi, di parte repubblicana. Di Neri Capponi tradusse i Commentari aggiungendo una nota biografica probabilmente più tarda.

Degli autori antichi predilesse in particolare Virgilio, che studiò molto approfonditamente, curando tra l'altro una raccolta, perduta, dei modi di dire greci presenti nei testi dell'autore mantovano. A Ludovico III Gonzaga spedì un codice delle Georgiche e una copia miniata delle opere virgiliane, incitandolo a far erigere in città un monumento al suo poeta più noto.[4] Il Platina tenne l'orazione funebre di Ludovico Gonzaga (1478)[5].

Non fu solo educatore, ma anche umanista, studioso di letteratura e tradizioni popolari: sul finire del 1461 si trasferì a Roma al servizio del giovane cardinale Francesco Gonzaga, in qualità di suo segretario; divenne abbreviatore dei papi Pio II e Paolo II con alterne fortune: nel 1467 venne infatti imprigionato e sottoposto a tortura, con l'accusa di congiura contro il Papa, e, assieme ad altri abbreviatori, di avere idee pagane. Per vendetta ritrasse in modo sfavorevole la personalità di Paolo II nella biografia scritta un decennio dopo.

Uscito prosciolto dal processo all'inizio del 1469, vide salire le proprie fortune sotto il papato di Sisto IV, che lo nominò nel 1478 direttore della Biblioteca Vaticana dove scrisse il Liber de vita Christi ac omnium pontificum, una raccolta delle biografie dei pontefici vissuti sino ad allora. Negli stessi anni pubblicò il De principe, il De vera nobilitate e il De falso et vero et bono.

Il suo lavoro principale resta tuttavia un breve trattato di gastronomia, il De honesta voluptate et valetudine. Il De honesta voluptate et valetudine fu stampato una prima volta a Roma da Han tra il 1473 e il 1475 (i più propendono per il 1474), anonimo e senza note tipografiche, e subito dopo, nel 1475, a Venezia (Platine de honesta voluptate et valetudine, Venetiis: Laurentius de Aquila, 1475) con indicazione di autore e note tipografiche. L'edizione più "corretta", fra le antiche, secondo l'italianista Emilio Faccioli, rimane quella pubblicata a Cividale del Friuli nel 1480, prima opera stampata da Gerardo da Fiandra in Friuli. In quest'opera, il Platina trascrive in latino tutte le ricette - originariamente scritte in lingua volgare - di Maestro Martino, il più celebre cuoco del XV secolo, di cui il Platina loda l'inventiva, il talento, la cultura. La forza iconoclasta di Martino, spinge il Platina su inedite, quanto avveniristiche, analisi sulla gastronomia, sulla dieta, sul valore del cosiddetto "cibo del territorio" e persino sull'utilità di una regolare attività fisica.[6]

Morì a Roma il 21 settembre 1481, forse a causa della peste. Fu sepolto nella basilica di Santa Maria Maggiore.

Edizioni

Practica. Traduzione e commento di Angelo Capparoni, Istituto di Storia della Medicina dell'Università di Roma, Roma, 1960.
De falso et vero et bono, Collana Edizione nazionale testi umanistici, Storia e Letteratura, Roma, 1999, pp. 284.
Il piacere onesto e la buona cucina. A cura di Emilio Faccioli, Collana NUE n.189, Einaudi, Torino, I ed. 1985, pp. XXXIII-267.
De honesta voluptate et valitudine. Un trattato sui piaceri della tavola e la buona salute. Nuova edizione commentata con testo latino a fronte. A cura di Enrico Carnevale Schianca, B.A.R. Serie I, Vol. 440, Olschki, Firenze, 2015,, pp. VI-590.
De honesta voluptate et valetudine, Stampata in Venetia, [Bernardino Benali], nel anno del signore MCCCCLXXXXIIII adi XXV de agusto.

Note

^ Per una biografia dettagliata cfr. S. Bauer, The Censorship and Fortuna of Platina's Lives of the Popes in the Sixteenth Century, Turnhout, Brepols 2006, pp. 1-88.
^ Su Iacopo vedi P. d'Alessandro e P.D. Napolitani, Archimede Latino. Iacopo da San Cassiano e il corpus archimedeo alla metà del Quattrocento, Paris, Les Belles Lettres 2012.
^ E. Faccioli, Notizie biobibliografiche, in B. Platina, Il piacere onesto e la buona salute, Torino, Einaudi, 1985, p. XXV
^ E. Faccioli, cit., p. XXVI
^ Kate Simon, I Gonzaga. Storia e segreti, Ariccia, 2001.
^ Di questa edizione del 1480, è stata presentata, nel 1994, una bella riproduzione in facsimile a cura dalla Società filologica friulana.




CLASSICS



Bibel

Platon (ca. 428-348 a.C.)
Aristoteles (384-322 a.C.)
Euclid (ca. 300 a.C.)

Vitruvius (80 a.C. - 15 a.C.)
Virgilius (70 a.C. - 19 a.C.)
Horaz (65 a.C. - 8 a.C.)
Ovid (43 a.C. - 17)
Seneca (4.a.C. - 65)
Plinius d.Ä. (23-79)
Lucanus (39-65)
Tacitus (ca. 55 - 117)

Albertus Magnus (ca. 1200 - 1280)

Dante Alighieri (1265-1321)
Francesco Petrarca (1304-1374)
Giovanni Bocaccio (1314-1375)



XI. "LA VITA BENE SPESA LUNGA È"

Leonardo da Vinci: Scritti: Pensieri e aforismi, 93 (Scritti, ed. J. Recupero, Rusconi 2009)


Leonardo self

Autoritratto, ca. 1510-1515, anguigna, Torino, Biblioteca Reale, inv. no. 15571
https://it.wikipedia.org/wiki/Leonardo_da_Vinci#/media/File:Leonardo_self.jpg


Melzi

By Francesco Melzi - File:Francesco_Melzi_-_Portrait_of_Leonardo_-_WGA14795.jpg, 
Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=78645105
https://en.wikipedia.org/wiki/Leonardo_da_Vinci


Raffael

Raffael: Die Schule von Athen 
Platon verköpert durch Leonardo da Vinci (1510-1511)
https://de.wikipedia.org/wiki/Die_Schule_von_Athen#/media/File:Raffael_067.jpg

Signatures of Leonardo da Vinci



Last update: July 22, 2019

     

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